A Pitti Fragranze tra metaverso, intelligenza aritificiale e nuovi modi d’acquisto
Si è chiusa la 21esima edizione di Pitti Fragranze, il salone di Pitti Immagine dedicato al mondo della profumeria artistica internazionale, andato in scena alla Stazione Leopolda di Firenze. Tante le novità per gli appassionati dei profumi di nicchia, ma la manifestazione è stata anche l’occasione per vedere l’andamento di un mercato multi sfaccettato, in continua evoluzione e con la presenza di nuovi player. Sono stati i numerosi talk ad accendere un riflettore sulle nuove tendenze, il confronto fra diverse generazioni, l’Intelligenza Artificiale e il Metaverso che influenzano anche il mondo del profumo, l’importanza del passato che non va messo da parte, perché come diceva lo storico greco Tucidide nel V secolo a.C. «bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro».
L’Intelligenza artificiale e il Metaverso nei profumi
Al MoMA di New York, l’artista digiatale Refik Anadol ha usato l’Intellegenza Artificiale per ripensare 200 anni di arte dalla collezione permanente del celebre museo. E a Pitti Fragranze è accaduto qualcosa di simile con Symbiotic Experience, la percezione reinventata, un’installazione che ha visto come protagonisti 4 artisti digitali che lavorano con l’Intelligenza Artificiale a ispirare i sillage composti per l’occasione da 4 importanti nasi: Alberto Morillas, Coralie Spicher, Serge Majoullier e Jérôme Di Marino. Il risultato? Un’esperienza unica, immersiva, sinestetica, dove la realtà fisica e quella reinventata trovano un perfetto punto d’unione. L’olfatto nel Metaverso, può suonare strano in quanto l’olfatto è l’unico senso non percepito nel mondo virtuale, eppure a Pitti Fragranze si è cercato di superare questo confine con Agharti, il profumo del Metaverso. Il nuovo brand italiano Agharti Scent Score ha proposto quattro fragranze, tutte a base di ingredienti sostenibili e racchiuse in flaconi ispirati al Metaverso. Il direttore creativo, Barbara Loddo titolare di Aquacosmetics, ha immaginato le tappe di un viaggio verso il centro del nostro pianeta in un mondo magico. Dai quattro elementi essenziali per la vita si materializzano le fragranze, si parte con il profumo verde della terra per approdare a quello rinfrescante dell’acqua passando per il calore del fuoco e la leggerezza dell’aria. I 4 jus: Hidden Shores, Burning Core, Floating Lands e Waterways Spell, sono stati orchestrati sotto la supervisione della casa essenziera Mane.
Le nuove modalità d’acquisto e il nuovo lessico olfattivo
Il cambiamento è in atto da diversi anni, i social influenzano sempre di più la nostra vita e non potevano non incidere nell’universo delle fragranze. La fascia d’età di chi acquista i profumi di nicchia si è abbassata. Sono i giovani dai 20-25 anni in sù che ricercano qualcosa di particolare perché l’hanno visto sui canali come Instagram e Tik Tok. Basta citare qualche numero l’#perfume ha 23 miliardi di visualizzazioni, mentre l’#fragranze 10 miliardi (considerando tutti i social, ndr). I nuovi players sono gli influencer, come Alessandro Malandruccolo (@alexperfume) con oltre 530mila follower su IG e Matilda Morri (@sssinister_), che raccoglie oltre 700mila visualizzazioni su Tiktok, che raccontano il profumo con un linguaggio evocativo, immediato e provocatorio, che punta più sulle performance che sulle materie prime, spazzando via le sovrastrutture di un settore elitario, come è la profumeria di nicchia. Con le loro espressioni bizzarre, senza saperlo, hanno reso democratico un settore chiuso, avvicinando la gen Z alle fragranze di nicchia. Ma è un bene questo cambiamento? Come tutti i cambiamenti sorgono delle domande e dei dubbi. Secondo Matteo Stringhini, titolare di 50ml, un negozio a Milano ma forte nelle vendite on line, molti giovani comprano un profumo a scatola chiusa senza sentirlo. All’acquisto “blind” effettuato su Internet, secondo lui, bisognerebbe sempre abbinare un sample, in modo che la persona possa annusare il profumo e capire se effettivamente quello che ha scelto è il suo profumo e dargli anche la possibilità di restituirlo se non incontra il suo gusto. Ha, invece, delle perplessità sul linguaggio che usano gli influencer e un timore per il futuro, Roberto Drago, co founder di Kaon e Laboratorio Olfattivo, con un’esperienza di 37 anni nel settore. «Il profumo necessita di un racconto, se si viene retribuiti é pericoloso parlare di un profumo in modo assoluto, e non in modo personale, inoltre senza raccontare la sua storia, quello che sta dietro alla sua creazione, all’attività artistica del naso. Oggi vedo un imbarbarimento, sembra diventato più importante piegarsi a logiche di fatturato e rivolgersi a chi competenze non ne ha, a chi ha solo followers ed è pagato per parlarne. Così non si rispetta il marchio e tantomeno il consumatore. Io vedo anche un altro pericolo, si corre il rischio di bypassare il lavoro del negoziante che vende i profumi e conosce bene il settore, che invece è imprescindibile. Chiaramente non tutti gli influencer sono incompetenti, ma il mezzo rimane pericoloso per il settore della profumeria artistica, con il forte rischio di darsi in mano alla profumeria commerciale».
Un viaggio nel tempo della profumeria artistica
Sono passati 21 anni dal primo Pitti Fragranze che si teneva nella limonaia del Giardini Corsini, di proprietà della principessa Giorgiana Corsini, per poi dopo qualche anno cambiare sede, per motivi organizzativi: gli espositori erano troppi, e approdare alla Leopolda. Vent’anni che hanno visto evolvere la profumeria artistica sempre più, con dei cambiamenti importanti, alcuni troppo incisivi al punto tale da renderla meno elitaria. Hanno ripercorso questo viaggio, Ulrich Lang, Laura Bosetti Tonatto, Raffaello Napoleone e Lorenzo Villoresi, stimolati nei loro racconti dalla giornalista Mariangela Rossi. I ricordi più incisivi? Villoresi ha ricordato una celebre frase di Jacques Guerlain per fare un profumo ci vuole: pazienza, pazienza e pazienza. E negli ultimi anni sembra che tutto debba essere veloce e immediato, ma il profumo non è un minestrone come ha detto Laura Bosetti Tonatto, ci vuole del tempo, bisogna studiare con rigore, non ci si può improvvisare e il contatto umano è fondamentale. Tutti d’accordo che è importante usare i social, ma non bisogna farsi usare, servono per amplificare la propria attività, non per snaturarla.
Fonte: Il Sole 24 Ore