Ambiente: al via CoCliCo, il primo servizio climatico per l’Europa

Ambiente: al via CoCliCo, il primo servizio climatico per l’Europa

Mappe ad alta definizione, dati in tempo reale e attenzione alle zone costiere più esposte al rischio di inondazione. A fornire questo quadro è il primo servizio climatico paneuropeo sviluppato nell’ambito del progetto europeo CoCliCo (Coastal Climate Core Service) e che vede partecipare anche l’agenzia di ricerca italiana Enea che fornisce mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, elaborate attraverso modello “innovativo» a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.

«Livello del mare su di 40 centimetri al 2100

Con un livello del mare destinato ad aumentare di almeno 40 centimetri al 2100, questo strumento ci consentirà di elaborare scenari per enti pubblici e gestori di infrastrutture critiche (porti, reti stradali e ferrovie), in modo da sviluppare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici con relativa pianificazione territoriale per la salvaguardia della popolazione e dei servizi essenziali – dice Gianmaria Sannino, referente per l’Italia del progetto e responsabile della Divisione, osservazioni e scenari per il cambiamento climatico e la qualità dell’aria dell’Enea -. Questo strumento è in grado anche di simulare nel modo più realistico possibile lo scambio d’acqua e di calore tra Oceano Atlantico e Mediterraneo e tra Mar Nero e Mediterraneo e di rappresentare in modo efficace anche le maree e la loro interazione con le correnti marine».

Servono più risorse

In diversi contesti europei il servizio è già stato testato. Perché sia operativo completamente saranno «necessari ulteriori sviluppi tecnologici», ma, come sottolineano l’ultimo policy brief del progetto «risorse finanziarie». Tra le possibili soluzioni c’è l’integrazione del servizio climatico CoCliCo nel programma Ue Copernicus e nel progetto Gemello Digitale dell’Oceano. «Quest’ultimo progetto utilizza dati osservativi, modelli numerici e tecnologie di intelligenza per conoscere meglio l’impatto del cambiamento climatico nei mari, considerato che gli oceani assorbono circa il 90% del calore totale in eccesso generato dal cambiamento climatico di origine antropica – argomenta -. Nel report lanciamo un messaggio chiaro: le zone costiere sono sotto pressione a causa dei cambiamenti climatici. Per salvaguardare l’integrità del territorio e garantire opportunità di crescita economica e di benessere servono strategie di adattamento trasformativo, ossia risposte profonde e strutturali agli impatti dei cambiamenti climatici».

Attenzione alle aree costiere

Non solo, il ricercatore dell’Enea aggiunge anche che « a differenza dell’adattamento convenzionale, che si limita ad apportare modifiche graduali per ridurre i rischi, l’adattamento trasformativo punta a ripensare radicalmente i sistemi sociali, economici e ambientali, per renderli più resilienti e sostenibili nel lungo periodo. Ad esempio, nelle aree costiere soggette all’innalzamento del livello del mare, costruire dighe o barriere può non bastare: in certi casi, potrebbe diventare inevitabile ricollocare intere comunità». C’è poi anche un altro aspetto che viene evidenziato, e riguarda proprio le zone costiere che per l’elevata pressione antropica (dal turismo all’urbanizzazione) potrebbero richiedere «trasformazioni profonde per evitare i rischi di inondazione che sono destinati a crescere . «Le soluzioni esistono come dimostra questo prototipo avanzato di servizio climatico, che informa sui rischi d’inondazione un’ampia gamma di utenti (autorità europee, nazionali e locali e gestori di infrastrutture critiche) – conclude l’esperto -e potrebbe offrire anche servizi personalizzati per far fronte alle esigenze dei singoli territori».

Fonte: Il Sole 24 Ore