Anche Apple fa causa a Nso Group, la società israeliana che vende lo spyware Pegasus

Apple fa causa alla Nso Group, l’azienda israeliana che produce lo spyware al centro dello scandalo Pegasus. L’obiettivo della casa di Cupertino è rendere il software della Nso inutilizzabile su tutti i dispositivi Apple. La richiesta è quella di vietare permanentemente a NSO Group di utilizzare qualsiasi software, servizio o dispositivo Apple e che non sviluppi più software che ne vanno a violare i software, così da tutelare la sicurezza degli stessi e dei suoi utenti. «Società come Nso spendono milioni di dollari in sofisticate tecnologie di sorveglianza senza una corretta assunzione di responsabilità. Questa situazione deve cambiare», ha dichiarato Craig Federighi, senior vice president del software engineering di Apple.

Chi è NSO Group? 

NSO Group è un’azienda di sorveglianza isrealiana che vende tecnologia in licenza ad agenzie governative autorizzate- al solo scopo – sostengono – «di combattere il crimine e il terrore». Sono loro ad avere progettato e prodotto Pegasus, lo spyware al centro delle critiche nei mesi scorsi per essere stato utilizzato da governi autoritari per spiare giornalisti e dissidenti. Si difendono dall’accusa sostenendo di fornire « ai governi gli strumenti legali” per combattere “pedofili e terroristi” che operano liberamente in rete». Come dire, noi forniamo le armi, non è nostra responsabilità se finiscono in mani sbagliate e per usi illeciti. La difesa di Nso è una richiesta di immunità per avere lavorato per l’intelligence. I dirigenti di Nso hanno sempre affermato di vendere lo spyware alle forze di polizia e alle agenzie di intelligence per intercettazioni legali. NSO Group, ricordiamo, è stata inserita nella lista nera del Dipartimento del Commercio statunitense

I precedenti con Facebook

Un’azione legale era stata già avviata da Facebook nel 2019 con l’accusa di avere preso di mira con il suo spyware 1.400 dei suoi utenti di Whatsapp, tra cui circa 100 tra diplomatici, funzionari governativi, giornalisti e attivisti

Fonte: Il Sole 24 Ore