Anche Ferragamo cambia logo: sparisce la firma e punta su uno stile globale

Il processo di evoluzione del marchio è in corso e comprende anche il cambiamento del logo: anche Salvatore Ferragamo ha deciso di puntare su un font sans serif, dunque molto essenziale e con poche “grazie”, come il nome indica, e così la calligrafia del fondatore ha lasciato spazio a un “Ferragamo” descritto dall’azienda come «di forte impatto, elegante, assertivo, in tensione tra classicismo e modernità».

A firmarlo è stato il graphic designer Peter Saville, già autore del nuovo logo Burberry lanciato nel 2018, quando la casa britannica segnò un nuovo corso anche con la nomina di Riccardo Tisci a direttore creativo. E anche in quel caso i riferimenti al passato, nello specifico il cavaliere in uso fin dal 1901, sparirono per lasciare spazio a lettere sans serif.

Perché sembrano tutti uguali?

Come si può apprezzare dai numerosi commenti sui social, gli appassionati di grafica stanno in queste ore discutendo dell’ennesimo logo che condivide lo stesso stile. L’abbandono di elementi originali, capaci di richiamare una firma, una storia, un simbolo, è spesso scelto per comunicare in un mondo più globale, prescindendo da differenze culturali ed estetiche a volte insidiose, secondo una lingua grafica universale. Inoltre, l’estrema chiarezza e leggibilità del font permette una perfetta leggibilità nel confuso, a volte caotico e sempre più sovraffollato ambiente digitale.

Il nuovo logo di Ferragamo «rimanda alle incisioni nella pietra che ispiravano gli artisti rinascimentali», si legge nella nota del marchio fiorentino, e l’ad Marco Gobbetti, entrato in azienda all’inizio dell’anno per segnarne il nuovo corso, conferma che «il nuovo logotipo contiene e al tempo stesso espande storia e presente. Non è solo un logo: è il punto di partenza di un nuovo capitolo per Ferragamo».

I casi più clamorosi, da Saint Laurent a Balenciaga

Un nuovo capitolo che inizia anche con un cambio al vertice creativo, dove lo scorso marzo è arrivato Maximilian Davis. Il contemporaneo cambiamento di logo e di direzione creativa si è verificato spesso negli ultimi dieci anni: nel 2012, infatti, l’arrivo di Hedi Slimane alla guida di Yves Saint Laurent segnò un’evoluzione clamorosa, poiché il fiammante logo disegnato del 1961 da Adolphe Cassandre, che si rifaceva alla firma del couturier, lasciò spazio a un secco sans serif dove peraltro “Yves” spariva. Non pochi si ribellarono all’affronto – anche se in realtà il vecchio monogramma resta ancora sugli accessori e il nome completo caratterizza la linea beauty – ma non solo il progetto fu premiato da Wallpaper come “Best Rebranding” dell’anno. Aprì infatti la strada a molti altri: di Burberry si è detto prima, ma fecero poi la stessa scelta Balenciaga (quandò arrivò il dirompente Demna nel 2015), Balmain, Calvin Klein, Celine (dove Hedi Slimane, ancora lui, ha eliminato anche l’accento sulla prima E), Berluti, Furla.

Fonte: Il Sole 24 Ore