Architetture, desideri e sogni tra le strade di Los Angeles

Architetture, desideri e sogni tra le strade di Los Angeles

Si può già ammirare nella sua silhouette sferica e un po’ spaziale il Lucas Museum of Narrative Art, nuova icona architettonica di una Los Angeles che sta sempre più cambiando pelle. Da Mecca del cinema, un po’ appannata, a culla della cultura sulla West Coast degli Stati Uniti, la Città degli Angeli dispiega le proprie ali un po’ più in alto. All’inizio dell’ormai prossimo 2026 questo avveniristico spazio sarà ufficialmente inaugurato: il regista George Lucas, padrino di Indiana Jones e di Guerre Stellari, e la sua socia, l’imprenditrice Mellody Hobson, lo hanno affidato all’estro dell’architetto Ma Yansong dello studio MAD. Brillerà così una nuova stella nel Los Angeles’s Exposition Park, dove si trovano già il California Science Center, il California African American Museum e il Natural History Museum of Los Angeles County, oltre al profumatissimo Rose Garden.

Attrazioni da non perdere

Questo centro espositivo sui generis ospiterà l’archivio cinematografico completo di Lucas, insieme alla sua collezione privata, molto eterogenea nei generi artistici, che il regista ha messo insieme da quando era poco più di uno studente: opere di illustratori come Norman Rockwell, Jessie Willcox Smith, Maxfield Parrish e N. C. Wyeth si potranno ammirare insieme a quelle di celebri fumettisti quali Winsor McCay, Frank Frazetta, George Herriman, di muralisti come Judith F. Baca e Diego Rivera, ai quali fanno compagnia Frida Kahlo, Charles White, Utagawa Kuniyoshi e Robert Colescott.

Il primo museo al mondo che cattura l’intelligenza artificiale

Cresce l’attesa, nel frattempo, anche per un’altra apertura, quella di Dataland, il primo museo al mondo incentrato interamente sull’intelligenza artificiale di cui il visionario media artist turco Refik Anadol, insieme alla moglie e cofondatrice Efsun Erkılıç, sta definendo gli ultimi dettagli. Collocato nel complesso The Grand LA, ospiterà installazioni e un archivio open source basato su dati audio, visivi e ambientali, incorporando perfino profumi generati dall’AI. Intanto, al Los Angeles Breakfast Club, che festeggia i suoi primi cento anni, si preferisce fare colazione ascoltando musica e speech culturali, mentre Marouch è il posto giusto per assaporare il melting pot, anche gastronomico, di West Hollywood: al confine tra Thai Town e la piccola Armenia, propone in salsa contemporanea le tradizioni medio-orientali delle meze. Il Cafè Tropical ha riaperto da pochi mesi la storica bakery che due fratelli cubani avevano inaugurato nel 1975 tra il Sunset Boulevard e Silver Lake, riproponendo quei pastelitos ripieni di formaggio che avevano reso famoso questo bistrot dall’architettura molto Miami style.

Dove amava dormire Marilyn Monroe

All’Avalon Hotel si può chiedere di dormire nella stanza che amava Marilyn Monroe: una delle location preferite dalla diva per i suoi servizi fotografici era la sua piscina a forma di fiore. Per gli amanti del cinema è d’obbligo anche un soggiorno al mitico Chateau Marmont, l’hotel eretto nel 1929 copiando un castello della Loira, dove star e starlette del cinema trascorrono lunghi soggiorni in attesa di un buon copione o durante le riprese di un film. Sofia Coppola, che lo conosce bene, vi ha ambientato il film Somewhere. La regista sarà stata fra i visitatori dell’Academy Museum of Motion Pictures, disegnato da Renzo Piano ampliando e rimodellando l’iconico Saban Building tra Wilshire e Fairfax nel Miracle Mile, sul quale è stata incastonata una sfera trasparente che offre un panorama onirico sulle colline di Hollywood. Del resto l’obiettivo di questo museo è proprio far entrare i visitatori in tutti gli ingranaggi di quella fabbrica dei sogni che è il cinema, accompagnandoli dietro le sue quinte: fino al 26 luglio 2026 ospita “Jaws: The Exhibition”, mostra dedicata allo Squalo di Steven Spielberg, che ha appena compiuto 50 anni, mentre “Hollywoodland: Jewish Founders and the Making of a Movie Capital” indaga sull’origine ebraica dei primi filmaker.

Fonte: Il Sole 24 Ore