Associazione sovversiva per il capo della cellula neonazista italiana
Le norme sul terrorismo sono estensibili ai vertici dei sodalizi neonazisti che istigano all’odio razziale e teorizzano l’uso della violenza in una scala tale da danneggiare intere comunità.
La Cassazione (sentenza 36665/2025) ha depositato le motivazioni con le quali, il 24 settembre scorso, aveva dato il via libera all’inasprimento della misura cautelare chiesta dalla procura di Napoli nei confronti di Maurizio Ammendola, presunto capo del «Nuovo Ordine di Hagal», condannato in primo grado nel dicembre scorso a cinque anni e sei mesi, disponendo il passaggio dai domiciliari al carcere, per il delitto di associazione a delinquere sovversiva, prevista dall’articolo articolo 270 del Codice penale.
L’accusa è di essere il promotore e l’organizzatore della cellula dell’organizzazione di stampo neonazista e suprematista «Ordine di Hagal» capace di fare proselitismo in Campania. Per i giudici un’organizzazione gerarchica, con adepti vincolati da un voto segreto e addestrati militarmente per «essere pronti ad usare le armi contro obiettivi civili segretezza e contro alla Caserma dei carabinieri di Marigliano».
L’istigazione alla violenza
La Suprema corte avalla l’estensione delle considerazioni in tema di terrorismo, in merito all’inadeguatezza degli arresti domiciliari, nel caso di adesione a un sodalizio diretto a sovvertire l’ordine costituito.
Il ricorrente, attraverso i social media, istigava all’odio razziale (articolo 604-bis del Codice penale) ed etnico, a commettere atti di discriminazione e violenza fondati anche sulla minimizzazione e sull’apologia della Shoah. La norma sull’associazione sovversiva – precisano i giudici di legittimità – ha molte affinità con le caratteristiche della cellula neonazista «il cui programma esprime una concezione del mondo basata sulla violenza, sulla discriminazione – si legge nella sentenza – sull’esaltazione di una razza e sull’affermazione di una categoria di persone ritenute superiori rispetto alle altre».
Fonte: Il Sole 24 Ore