Basso rischio per gli approvvigionamenti alimentari, ma preoccupa l’aumento dei prezzi

«Il rischio di sicurezza alimentare rilanciato da Draghi durante l’informativa al Senato riguarda quelle popolazioni del Nord-Africa e del Medio Oriente che per il grano dipendono in alte percentuali da Russia e Ucraina: per noi la situazione in termini di approvvigionamento è sotto controllo». Angelo Frascarelli, presidente Ismea, riconduce in un alveo molto circoscritto – non per questo meno grave – il pesantissimo bollettino elencato dal premier durante l’informativa al Senato: prezzi dei prodotti alimentari al massimo storico, riduzione nella fornitura di cereali che mettono «in gioco la sicurezza alimentare di milioni di persone».

«Il quadro assume contorni sociali estremamente delicati, se si pensa che le primavere arabe sono nate da qui, ovvero dalla guerra per il pane», ricorda intervenendo all’assemblea pubblica che ha seguito l’elezione del nuovo presidente regionale di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna, Raffaele Drei. «Per noi – conclude – il vero tema è l’aumento dei prezzi».

A ricondurre il tutto a una “magnitudo definita” è l’indagine presentata da Ersilia Di Tullio di Nomisma, da cui emerge che il nostro Paese ha ripreso a correre con l’export, siamo in una situazione di surplus attivo e che si può attendere un ritorno dall’export (più che dall’import). Preoccupa l’inflazione, una inflazione localizzata, che sull’agricoltura segna un 6,6%. L’indagine Nomisma vede l’Europa autosufficiente (e quindi in grado di colmare il deficit italiano) su tutte le materie prime agricole. Qualche criticità si continua a segnalare su mais e semi oleosi.

Ora che con l’incremento del mercato interno Ue e con la deroga sui terreni a riposo si è rimesso mano alla produzione, il vero tema è la riorganizzazione delle forniture extra-Ue e l’interazione con Paesi come gli Usa o il Brasile che hanno standard produttivi diversi (vedi Ogm, aflatossine e agrofarmaci). Sullo sfondo rimane il dibattito sulla Pac e di come si possa recuperarne la dimensione produttiva, coniugandola con gli input di sostenibilità che arrivano dall’Europa. «Agricoltura e pesca sono le prime vittime dei cambiamenti climatici – dice Carlo Piccinini, presidente regionale uscente –. Noi vogliamo produrre compatibilmente con il rispetto dell’ambiente, ma per farlo dobbiamo essere accompagnati, con risorse e tempi adeguati, nel percorso complesso di transizione ecologica, che per molti produttori può essere preludio di chiusure o forti ridimensionamenti delle attività».

Secondo Frascarelli non c’è proposta alternativa alla Pac, anzi, per dirla alla Giorgio Mercuri, presidente nazionale uscente di Fedagripesca e Alleanza Cooperative alimentari, «la prossima Pac sarà probabilmente più restrittiva».

Fonte: Il Sole 24 Ore