Biden e finanza green, le prime mosse: dalla Sec alla stretta sugli inquinatori

Quindicimila miliardi dollari. È la stima del giro d’affari, calcolato dalla società di consulenza Bain, che verrà generato dall’economia a zero emissioni di Co2. Una tale mole di denaro poteva mai uscire dai radar degli Stati Uniti? Assolutamente no. Ecco perché le prime mosse del nuovo presidente Usa, Joe Biden, saranno all’insegna della green economy, a cominciare dal rientro nel Trattato di Parigi sul cambiamento climatico. Sicuramente c’è un’aumentata sensibilità verso i temi climatici da parte della Casa Bianca ma c’è anche la necessità, come richiesto dalla comunità d’affari statunitense, di non perdere il treno della transizione verde. Dei miliardi che verranno stanziati da Biden già si è detto in tante sedi. Qui vogliamo declinare in modo operativo le prime mosse del presidente democratico sul versante ambiente.

Stretta sugli inquinatori

Qualche elemento in più di valutazione sulle strategie green di Biden, emerge dai report di strategist e gestori. In particolare tra i ben informati sembra esserci Bonnie M. Wongtrakool, responsabile internazionale degli investimenti Esg di Western Asset Management (gruppo Franklin Templeton): «Si prevede che il governo federale utilizzerà i suoi vasti poteri di regolamentazione per migliorare il comportamento delle imprese e degli investitori. L’Epa (Agenzia Usa a tutela dell’ambiente, ndr) e il dipartimento dell’Energia, ad esempio, potrebbero alzare gli standard in molti settori, come quelli dell’automotive e delle centrali elettriche, ma anche quelli relativi all’inquinamento atmosferico e idrico e alle emissioni da parte delle compagnie petrolifere e del gas».

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Si preannuncia dunque una vera e propria stretta per chi inquina di più negli States. Con un aumento dei costi per settori come automotive ed energia. Ed ovvie ripercussioni sulle azioni di Wall Street. Ma c’è di più.

La Consob americana si tinge di verde

La Sec, la Consob americana, «potrebbe imporre alle società di pubblicare informative relative ai rischi ambientali – aggiunge Wongtrakool – e di diversificare il board e il management, oltre a richiedere agli asset manager di garantire trasparenza per quanto riguarda il loro approccio Esg e il modo in cui i loro portafogli sono esposti ai rischi climatici».

Arriva la dichiarazione non finanziaria (dnf) anche negli Usa. Sembra di leggere le norme ambientali varate dall’Europa e sempre criticate da Donald Trump. Senza dimenticare che la Sec a trazione trumpiana si era messa di traverso sull’intera filiera ambientale del risparmio gestito. Vedremo nei prossimi mesi.

Fonte: Il Sole 24 Ore