Calcio e lusso: per Toni Belloni il Milan non è nel radar del gruppo Lvmh

La domanda arriva nel contesto del Merger & Acquisition Summit, organizzato dal Sole 24 Ore. Si dibatte sulle possibili nuove acquisizioni in Italia da parte del gruppo LVMH e torna alla ribalta un quesito che, nei mesi scorsi, periodicamente si è affacciato alla cronaca: il possibile interesse del più grande polo del lusso per il Milan. A rispondere è Toni Belloni, direttore generale del gruppo LVMH, braccio destro e uomo di fiducia di Bernard Arnault da vent’anni esatti. «Non abbiamo nessun interesse per le questioni del Milan. Ormai mi sono esaurito nel cercare di smentire questa notizia, che ha attratto più attenzione di altre operazioni importanti che abbiamo fatto», spiega. «Abbiamo fatto un investimento importante con Tiffany che abbiamo consolidato a inizio di quest’anno. Siamo molto concentrati nella crescita organica dei nostri 75 marchi: c’è un ampio lavoro da fare. Certamente siamo sempre attenti e ci piace pensare che, se ci sono delle cose interessanti sul mercato, noi lo sappiamo». E liquida la questione, spazzando gli ultimi dubbi con una battuta: «Sono juventino e avrei un enorme conflitto d’interesse. Mi dovrei dimettere subito!»

Mi ritorna in mente la prima volta che ho incontrato Toni Belloni, durante una cena internazionale di cui era l’ospite. Ricordo la musicalità con cui passava dal francese all’italiano all’inglese, senza cambiare l’inflessione né la rilassata, amabile disinvoltura con cui parla abitualmente: una sola lingua, non tre. Ora sto aspettando di collegarmi con lui su Zoom per l’intervista che abbiamo fissato proprio per il suo ventennale nel gruppo LVMH. In più di un’occasione gli ho sentito ripetere che combatte con la timidezza da sempre: la fluidità con cui instaura relazioni pare contraddirlo, eppure s’intuisce una disciplina nella spontaneità. La stessa che in un’ora e mezza di conversazione mi rinnoverà la convinzione che non c’è niente di più difficile della semplicità. Numeri, strategie, acquisizioni, misure, nel contesto di una delle crisi più severe mai attraversate dal mercato mondiale, sono raccontati con la serietà lieve di chi mantiene il controllo e da lì trae fiducia. Un pensiero positivo senza l’affettazione dell’ottimismo ad ogni costo: «Nel medio termine, si tornerà a tassi di crescita rispettabili e attraenti. Il nostro mercato è sempre andato meglio del Pil globale e i vettori di crescita continueranno a sostenerlo».

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Parla la pacifica consapevolezza di essere alla guida del gruppo più grande del lusso, con le migliori risorse umane ed economiche a disposizione: se non si riesce in queste condizioni a trovare soluzioni per la ripresa, chi altri? «In questi vent’anni ho vissuto un trend di grande espansione dei prodotti di lusso, una crescita media annua attorno al 5-6 per cento, ma anche tre momenti molto critici. Nel 2001 con i fatti dell’11 settembre, nel 2008 con la crisi finanziaria e nel 2020 con il Covid, un evento tragico sul piano umano e con un impatto dirompente sul mercato. Anche questa volta, l’obiettivo è di adattare il nostro modello di business per uscirne più forti. Le crisi consentono un’analisi critica più lucida e mettono le basi per idee nuove e cicli di crescita. La pandemia è uno stress test, ci ha costretto a reinventare ogni anello della catena del valore, ci ha dato una nuova agilità e nuove sensibilità». Pare semplice, lo si diceva.

Anche quando parla di numeri, Toni Belloni sceglie aggettivi morbidi, emotivi – le cifre possono essere “attraenti” come una bella donna, un bell’abito, un gioiello meraviglioso. Così è il suo modo di parlare, preciso senza asperità. LVMH archivia l’anno della pandemia con ricavi a 44,7 miliardi di euro in flessione del 17 per cento, ma «il mercato è più vicino a un calo del 25 per cento». Per questo non ha dubbi: «Valuto la nostra performance nel 2020 molto positiva per tre ragioni. La prima è che abbiamo rinforzato la nostra leadership, facendo meglio dei concorrenti nelle categorie principali. Per esempio, il nostro settore chiave, moda e pelletteria, ha raggiunto una crescita del 15 per cento nel secondo semestre rispetto allo stesso periodo del 2019: un risultato eccezionale. Il nostro cashflow sull’anno intero è stato in linea con il cashflow record del 2019: anche questo dato è straordinario. La seconda ragione di soddisfazione è la conferma che la forte diversificazione del nostro modello di business, sia dal punto di vista merceologico sia geografico, ci dà equilibrio e ci permette di reggere meglio le difficoltà. La terza ragione sono le nostre persone, formidabili: hanno tirato fuori uno spirito di appartenenza e capacità d’iniziativa inediti. I team distribuiti per il mondo si sono rivelati creativi, autonomi, reattivi, e questa è una grande ricchezza da cui ripartire».

Eppure i temi sul campo e le preoccupazioni non sono poche. Il retail, per cominciare: il gruppo ha 5mila negozi nel mondo e, mai come in questo momento di forzata accelerazione dell’e-shopping, occorre un ripensamento del rapporto fisico e digitale. Poi c’è il nodo del Global Travel Retail: rappresentava un mercato nel mercato, e fra i più promettenti, il Covid lo ha praticamente smantellato. Gli squaderno il cahier de doléances per capire come può conservare – e possibilmente trasmetterci – una visione positiva, considerata anche l’importanza che il gruppo ha in Italia con 31 siti produttivi, investimenti per più di 100 milioni ogni anno e oltre 11mila occupati. Ma Belloni rilancia, alzando la posta. Come ogni buon leader tiene in mano il gioco, cambiando strategia e ribaltando prospettiva: «Se è per questo, l’arresto degli spostamenti internazionali tocca gli aeroporti, le crociere e, sottolineerei anche la nostra recente acquisizione, la collezione di alberghi Belmond dove ci sono gioielli come Cipriani, Splendido, Villa San Michele… Il ritorno dei viaggi a pieno regime sarà una delle ultime realtà a ripartire perché occorre sentirsi totalmente al sicuro per intraprendere una vacanza lontano dalle proprie radici. Comunque, anche queste attività ripartiranno, e saremo prontissimi per approfittarne».

Fonte: Il Sole 24 Ore