Calcio, il Jiangsu cessa le attività. Suning alla ricerca di nuovi soci anche per l’Inter

Lo stop all’attività di un club calcistico cinese non colpirebbe più di tanto il lettore italiano se non fosse per gli addentellati di casa nostra. Perchè i proprietari di Jiangsu Fc, squadra campione in carica in Cina che festeggia il ventisettesimo compleanno, è di proprietà del gruppo Suning che è anche proprietario dell’Inter, blasonata squadra italiana che dopo 10 anni di purgatorio è tornata ai vertici della classifica. È stata sospesa con effetto immediato l’attività di Jiangsu anche se manca ancora un mese sino all’inizio della nuova stagione: oggi infatti scadevano i termini per l’ammissione del club al prossimo campionato, ma a causa delle difficoltà finanziarie la dirigenza non ha potuto far fronte all’impegno, viste le difficoltà economiche del gruppo Suning.

Il comunicato della società

Per la famiglia Zhang, al timone del colosso tecnologico, resta comunque ancora la speranza che qualcuno possa subentrare per onorare i pagamenti e far proseguire l’esperienza sportiva. Sono gli stessi proprietari a spiegarlo: “A causa della sovrapposizione di variabili incontrollate, lo Jiangsu non può garantire la permanenza nella Super League e nell’AFC. Negli scorsi sei mesi il club ha fatto di tutto per garantire la successione del club, senza tralasciare nessuna opportunità. Arrivati alla deadline per l’iscrizione alla stagione 2021, nonostante siamo reclutanti, dobbiamo fare un annuncio: con effetto immediato, cessiamo di gestire le operazioni del club, allo stesso tempo ci aspettiamo imprese che vogliano discutere con noi del futuro”, spiega il club in una nota ufficiale.

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Alla ricerca di partner

Nel comunicato, Suning sottolinea anche che “negli scorsi sei mesi, il club ha fatto di tutto per garantire la successione, senza tralasciare alcuna opportunità. L’attività di ogni squadra verrà cessata. Allo stesso tempo, ci aspettiamo che proseguano su scala più ampia le questioni relative allo sviluppo futuro, magari con nuove imprese che vogliano subentrare”. “In questi 5 anni, abbiamo lavorato molto duro, condividendo gioie e momenti difficili. Non ci sono rimpianti: questo è il calcio. Questa è la vita”, conclude la proprietà dello Jangsu nel comunicato.

Il blocco dei capitali

La crisi della società origina da una pluralità di fattori, tra cui le restrizioni imposte da Pechino alla fuori uscita di capitali dalla Cina, cui si sono aggiunti gli effetti del Covid sugli incassi dagli stadi. Circostanze che hanno spinto il gruppo Suning a cercare un partner per l’azionariato dell’Inter e più recentemente a lilvello di holding. Tra i primi a relazionarsi con la famiglia Zhang il fondo di private equity Bc Partners. È noto che Suning abbia ceercato di cedere il controllo anche dello Jiangsu, i cui debit ammontano all’equivalente di circa 90 milioni di dollari Usa. Nel club anche la squadra femminile che ha vinto di recente molti trofei e diverse compagini giovanili di primo livello. In questi anni la famiglia Zhang ha investito molto nello sviluppo del club, ingaggiando diversi calciatori dall’estero – il brasiliano Alex Teixera, il più famoso, acquistato in cambio di 50 milioni di euro – e molti allenatori che hanno portato metodi innovativi e cultura calcistica nel crescente movimento calcistico cinese.

Calcio cinese in crisi

L’annuncio del Jiangsu arriva pochi giorni dopo che i vincitori cinesi della FA Cup Shandong Luneng sono stati espulsi dalla Champions League asiatica, confermata dalla Confederazione calcistica asiatica, per “debiti scaduti”. Se il Jiangsu non riuscisse a trovare presto nuovi proprietari, la loro assenza potrebbe causare ulteriori sconvolgimenti nella Champions League asiatica, in vista dell’inizio della competizione continentale ad aprile. I vertici del calcio cinese sono scossi: c’è preoccupazione anche per il destino di Tianjin Tigers, il cui proprietario Teda ha ridotto gli investimenti nella squadra che aveva rilevato nel 1998. Lo scorso anno l’altra squadra dela città, il Tianjin Tianhai, è andato in bancarotta. Per molti osservatori è il segno di una fine espansiva del business legato al calcio che ha portato i club cinesi a diventare big-spender sul mercato, con l’ingaggio di calciatori come Hulk, Oscar e Paulinho e di allenatori come Marcello Lippio, Felipe Scolari e Fabio Cannavaro. Il tetto imposto dalle autorità di Pechino alle spese per il 2021 a 90 milioni di dollari è considerato un segnale di una politica di ridimesionamento del football cinese.

Fonte: Il Sole 24 Ore