Carbosulcis lancia 4 progetti per fare rivivere le miniere nell’era post carbone

Quattro progetti per rilanciare la miniera nell’era post carbone. Perché, terminata l’attività estrattiva, si guarda a nuove iniziative sfruttando le infrastrutture costruite nel corso degli anni e ancora funzionanti. Sono i programmi che la Carbosulcis, azienda controllata dall’assessorato regionale dell’Industria e titolare della concessione mineraria, intende portare avanti nel sito di Monte Sinni nel Sulcis. Per sostenere i programmi, e creare attività alternative all’estrazione del carbone, si guarda anche alla possibilità di giocare la carta dei fondi europei del Just transition fund (che assegnano al Sulcis una dote di 367 milioni di euro) o quelli del Pnrr.

Il progetto Aria

Uno dei progetti più avanzati per l’utilizzo della verticale del pozzo, che si spinge sino a 500 metri di profondità, è il progetto Aria che punta alla ricerca della materia oscura. Il sistema funziona attraverso una sorta di alambicco che dovrebbe servire a distillare l’aria e ricavare quindi gli isotopi. Un’altra iniziativa, che punta a sfruttare l’acqua calda che risale dal sottosuolo, è quella legata alla coltivazione dell’alga Spirulina.

In questo caso, il progetto (finanziato dalla Regione) ha previsto la costruzione, messa in marcia e sperimentazione di un fotobioreattore per la coltivazione di alghe azzurre. Non meno importante, e strettamente collegato al programma di decarbonizzazione e al processo di transizione energetica, è l’Energy Storage. Ossia un modello integrato che «cattura l’energia discontinua delle Fonti Energetiche Rinnovabili, l’accumula in maniera efficiente e la fornisce alle utenze energivore».

La lisciviazione

E c’è una prospettiva anche per le migliaia di tonnellate di carbone abbancate all’esterno o che si potrebbe riprendere a estrarre, seppure in minima parte. Si tratta del processo di lisciviazione, di cui è stato depositato un brevetto internazionale, per la desolforazione di carbone di medio e basso rango. Si tratta di un processo che permette di produrre fertilizzanti per la bioagronomia. Recentemente, l’autorizzazione per i primi 10 MW di impianto di energia rinnovabile. «Sicuramente questa decisione lascia ben sperare per l’avvio del processo di riconversione di questa unica struttura mineraria capace già oggi di ospitare il progetto innovativo come quello della realizzazione della torre criogenica voluta dall’Istituto Nazionale di fisica nucleare per la produzione di isotopi stabili – commenta Francesco Lippi, amministratore unico -. La Regione Sardegna, socio unico della Carbosulcis, sta valutando un primo piano di ore fattibilità industriale per verificare le reali possibilità di riutilizzo dell’area».

Gli atti della Regione

Anche perché sarà compito della Regione decidere sulla base delle strategie che intende perseguire. «I progetti ci sono – dice Gian Matteo Sabiu ingegnere e delegato Rsu -, ma purtroppo mancano ancora gli atti che la Regione deve compiere per dare gambe al lavoro che è stato svolto».

Fonte: Il Sole 24 Ore