Cartoni animati, quali modelli propongono ai bambini?

Masha e Orso, altro cartone animato popolare fin dall’età prescolare, propone un modello “sovversivo” di bambina autonoma, indipendente, curiosa, monella, che agisce nel mondo senza il controllo dei genitori. Un modello che richiama il ben più anziano Pippi Calzelunghe, protagonista del romanzo del 1945 della scrittrice svedese Astrid Lindgren e dell’omonima serie televisiva del 1969. Masha, come Pippi, è spesso protagnista di attività considerate “da maschio” e rompe di fatto gli stereotipi mostrando ai bambini che ci sono alternative possibili.

Gender in Media

Il report 2022 del Geena Davis Institute on Gender in Media sui programmi per bambini, racconta una realtà ancora sconfortante: nei più popolari trasmessi nel 2021, tra i protagonisti il 48,8% sono donne, con un aumento di circa 4 punti percentuali rispetto al 2019, ma i personaggi femminili hanno maggiori probabilità rispetto ai personaggi maschili di essere oggettivate (2,4% rispetto a 0,3%) e di essere mostrate in abiti succinti (9,6% rispetto a 4,2%). Inoltre, una percentuale maggiore di personaggi maschili ha un lavoro rispetto ai personaggi femminili: 34,9% contro il 25,4%.

«Il 51% della popolazione statunitense è costituito da donne e ragazze. Tuttavia, secondo le nostre rilevazioni, nell’ultimo quinquennio i ruoli femminili da protagonista o co-protagonista, nelle dieci più importanti produzioni televisive, sono stati meno della metà, malgrado i progressi registrati nei programmi per bambini. I personaggi femminili nei programmi più popolari sono stati, infatti, il 26,9% del totale tra il 2016 e il 2020» commenta Madeline Di Nonno, ceo del Geena Davis Institute nel suo intervento su Alley Oop – Il sole 24 Ore.

La prevenzione parte dalla pedagogia

Perché parlare quindi di cartoni animati in occasione del 25 novembre, giornata internazionale della prevenzione della violenza sulle donne? Per almeno tre motivi. Il primo è che i film d’animazione sono guardati da un pubblico di bambini e adulti, e rappresentano idee e valori. Contribuiscono a formare una coscienza critica. Se veicolano stereotipi e norme sociali contro le donne, se le lasciano in secondo piano, tolgono loro la parola, rafforzano gli standard di bellezza, il risultato è un messaggio di sessismo e discriminazione, che contribuisce a perpetuare la società in cui la violenza di genere è diventata ormai un fenomeno strutturale.

Il secondo motivo, è che anche nella didattica si è compreso che i cartoni animati sono un efficace strumento di apprendimento e insegnamento. È stato osservato che contribuiscono efficacemente al processo cognitivo e di sviluppo dei bambini, ma allo stesso tempo questi pregi possono rivelarsi un’arma a doppio taglio: i cartoni animati con contenuti di violenza e sessualità inducono gli studenti a sviluppare comportamenti negativi, per esempio. Possono impedire agli studenti di apprendere attraverso l’immaginazione mentre formano i loro modelli mentali. È quantomai opportuno, dunque, che siano pensati e progettati per costruire un mondo più equo.

Fonte: Il Sole 24 Ore