Volumi in crescita, nonostante l’aumento dei tassi, con un ricorso allo strumento che diventa sempre più sistematico. L’osservatorio di Findynamic sui nuovi strumenti della supply chain finance, i metodi per sbloccare la liquidità in arrivo dai clienti, evidenziano un progresso dell’utilizzo evidente, pari al 35%.
Che si tratti di anticipo fattura, di factoring tradizionale, di reverse factoring o del più sofisticato sconto dinamico, i volumi transati crescono anche se l’accesso a questi strumenti costa di più per effetto dell’aumento dei tassi. Interessi pari al 4% nel secondo semestre del 2022, poi saliti di un punto nella prima parte dello scorso anno, per poi arrivare al 5,6% nella media luglio-dicembre.
«Quello che si nota sul mercato – spiega il fondatore e ceo di Findynamic Enrico Viganò – è che le aziende danno molta più importanza peso alla certezza delle transazioni e alla sicurezza della liquidità. Ad ogni modo questi tassi, rispetto agli strumenti tradizionali, sono comunque ridotti per una Pmi di almeno il 15%. E anche i clienti, in questa fase, hanno contribuito a calmierare abbassando le richieste in termini di spread».
I giorni di anticipo richiesti rispetto alla scadenza naturale della fattura sono mediamente in aumento, passando da 46 a 52, con interventi realizzati in modo sempre più sistematico dagli utilizzatori. Osservando 35mila transazioni, si vede infatti come il 70% delle imprese utilizzi gli strumenti per almeno sei mesi all’anno, con il 43% del campione ad intervenire per ottenere anticipi più di nove mesi.
Utilizzatori che in media si concentrano nel nord-ovest (qui più della metà dei volumi) e che usano lo strumento anzitutto con la finalità di incrementare la liquidità e bilanciare i flussi di cassa.
Fonte: Il Sole 24 Ore