Cavit, il fatturato cresce del 29% grazie alla differenziazione di prodotto e di canale

La pandemia ha messo in luce molti aspetti o ne ha specificato meglio la portata. Ha ad esempio chiarito quanto sia importante per un’azienda del settore alimentare, e del vino in particolare, presidiare i diversi canali distributivi in Italia e all’estero. E tra questi avere una forte e consolidata presenza nella grande distribuzione con prodotti che ben si adattano al grande consumo. Le aziende che hanno potuto affrontare in queste condizioni la tempesta pandemica con i grandi cambiamenti (forse solo temporanei, forse no) nelle modalità di consumo, non solo hanno limitato i danni ma hanno messo a segno anche una crescita importante.

Va letto in questo modo il bilancio consolidato 2020/21 di Cavit, cantina trentina tra i principali player del vino in Italia. Il fatturato complessivo del gruppo è infatti passato da 209,7 milioni a 271 con una crescita del 29 per cento. Una performance che da un punto di vista strutturale è stata determinata da un lato da uno sviluppo delle vendite e dall’altro dal consolidamento delle acquisizioni effettuate di recente.

Il Gruppo è oggi composto dal Consorzio Cavit (cui fa capo un esercito di 5.250 viticoltori associati) ma poi dalle cantine Cesarini Sforza, Casa Girelli, Glv (quest’ultima all’80%) e dalla cantina tedesca Kessler Sekt (controllata al 50,1%)
«Nel difficile contesto della crisi da Covid 19 – spiegano alla Cavit – il Gruppo ha potuto contare sulla consolidata diversificazione del portafoglio prodotti, dei canali distributivi e dei mercati esteri. Ma si sono anche evidenziati contesti eccezionali che suggeriscono cautela per gli anni a venire».

Sia in Italia che all’estero Cavit ha incrementato in maniera sensibile le vendite nel canale Gdo, che è stato il principale driver di crescita del fatturato, grazie all’aumento dei consumi in casa generato dagli stili di vita adottati durante i periodi di lockdown e di smart working diffuso. Cavit ha così consolidato la propria posizione come brand di riferimento per l’offerta di vini Trentini, con ottimi risultati in particolare per il Müller Thurgau. E la ripartenza – come qualcuno aveva presagito durante i difficili mesi del lockdown – sta ora premiando in particolare il segmento degli spumanti.

Con ottimi risultati riportati da Cavit con le proprie etichette premium che sono rimbalzate in maniera robusta con la riapertura di bar e ristoranti: la linea metodo classico Altemasi Trento Doc ha messo a segno una crescita del 27%. Allo stesso modo i metodo classico dell’etichetta Cesarini Sforza hanno raggiunto un fatturato di 5,7 milioni di euro (+30%). E molto bene sono anche le esportazioni che coprono il 75% del giro d’affari di Cavit. In prima fila Stati Uniti e Canada (cresciuti del 25%), Risultati molto positivi anche negli altri mercati di Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Austria e Russia.Difficoltà si sono riscontrate solo in Cina e Regno Unito. Nel primo caso per le forti restrizioni alla circolazione delle persone nel secondo per la Brexit che ha causato una forte contrazione della domanda e difficoltà nella logistica e nei trasporti.

Fonte: Il Sole 24 Ore