Crisi di governo in stallo, si cerca di rinviare il voto (rischioso) del Senato sulla giustizia

La crisi di governo continua a non trovare sbocchi. Ed è inseguita da voti parlamentari a rischio che potrebbero farla precipitare. Come il voto del Senato aulla relazione sulla giustizia in calendario mercoledì 27 gennaio. Voto che, in ogni caso, non potrebbe essere rinviato oltre giovedì 28 in quanto deve precedere l’inaugurazione dell’anno giudiziario che è fissata per venerdì 29 gennaio in Cassazione alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e sabato 30 presso le corti di appello.

Perché si cerca di rinviare il voto sulla giustizia

Mercoledì il voto sulla relazione sullo stato della giustizia in Italia del guardasigilli Alfonso Bonafede è a fortissimo rischio per la maggioranza. Italia viva ha infatti anticipato il voto contrario ed anche alcuni senatori – potenziali sostenitori di Conte – come Sandra Lonardo Mastella hanno annunciato che non voteranno a favore. Qualcun altro tace ma potrebbe prendere ugualmente le distanze come il socialista Riccardo Nencini /che ha votato con il governo la fiducia di martedì scorso). Insomma c’è tutta un’area centrista, di orientamento garantista sui temi della giustizia che non ama il ministro grillino Bonfede e non può impegnarsi su questo voto. Un nuovo grosso ostacolo per la costruzione della cosiddetta “quarta gamba” necessaria a rafforzare la maggioranza di Conte.

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La prossima mossa tocca a Conte

Potrebbe dunque slittare a giovedì la relazione in Senato del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia. Lo fanno sapere fonti di maggioranza, secondo le quali sarà in ogni caso la capigruppo, martedì, a fissare il calendario. Per impegni istituzionali del ministro, viene spiegato, la relazione potrebbe essere svolta mercoledì alle 16 alla Camera e al Senato il giorno seguente ma tutto dipenderà dalle valutazioni delle conferenze dei capigruppo. Già perché anche qui servirà un accordo con Italia viva e se non lo si troverà anche il rinvio del voto sulla relazione potrebbe diventare difficile. A riprova del fatto che una maggioranza tanto risicata trova ostacoli a ogni angolo. Il tempo dunque stringe e tocca al presidente del Consiglio ancora una volta la prossima mossa: presentare il gruppo di nuovi sostenitori se li ha trovati oppure presentare le proprie di missioni al capo dello Stato.

Cosa può succedere

Potrebbero essere proprio queste dimissioni, per assurdo, a facilitare la composizione di un nuovo governo sostenuto da una nuova area centrista. Se infatti il governo si azzera, sarebbe probabilmente più facile ricostituirne uno assegnando i ministeri alla nuova maggioranza. Ma il Conte ter non è esente da rischi. Se infatti Pd e M5S perdessero potere e ministeri e non si trovasse un nuovo equilibrio, a quel punto l’esperienza di Conte potrebbe volgere al termine e lasciare posto a un governo istituzionale o a un governo di scopo che porti al voto.

Fonte: Il Sole 24 Ore