Da Grom a Mura Mura: oltre il vino un Convivio tra ospitalità e cultura del territorio

La ricerca sui cloni e la riscoperta di vitigni tradizionali più resistenti, nel segno della biodiversità. Una maggiore attenzione all’habitat biologico in cui crescono le uve e al drenaggio dei terreni. La selezione dei portainnesti della vite. Fino alla sperimentazione di ibridi innovativi. Sono molte le strade per salvaguardare (o adattare)  la produzione di vini di qualità dagli effetti negativi – sempre più evidenti – del cambiamento climatico. E molti sono i tentativi e le ricerche sul campo che stanno mettendo in atto i viticoltori.

Cambiamento climatico e grandi vini

Nei giorni del Cop26 di Glasgow, eccellenze italiane e internazionali si sono date appuntamento nella tenuta Mura Mura a Costigliole d’Asti per portare la loro testimonianza concreta. Senza far torto agli altri relatori (introdotti da Carlin Petrini) e alle 38 cantine presenti (che proponevano in degustazione un’annata calda e una fredda della stessa etichetta), basti citare l’intervento di Aubert de Villaine, vero e proprio “mito” per molti cultori del vino grazie al suo Romanée-Conti – noto per essere il più costoso del mondo – e di Saskia De Rothschild (Chateau Lafite), che ha raccontato come, per ricreare un habitat per le vigne più pronto ad adattarsi ai cambiamenti climatici, ha dovuto convincere gli azionisti a estirpare 4 ettari di preziosi vigneti: «Se non lo facciamo – ha detto – tra qualche anno non potremmo più produrre buon vino».

“Climate change e fine wines” è stato il primo degli incontri del Convivio ideato dai fondatori della cantina Muta Mura: Guido Martinetti e Federico Grom, i due (ormai ex) ragazzi che una ventina di anni fa hanno creato dal nulla un caso di successo internazionale come il gelato Grom (ceduto nel 2015 a Unilever).

Oltre i confini di un wine club

L’idea però è quella di andare oltre il (solo) mondo del vino e spaziare a 360 gradi tra le eccellenze internazionali, grazie alla testimonianza di chi di queste eccellenze è protagonista. «In effetti la definizione di wine club ci sta un po’ stretta – conferma Martinetti –. Nella prima serata di Convivio abbiamo capito l’importanza delle radici, nelle piante come nelle persone. Ecco, noi vogliamo creare qualcosa che resti legato al territorio e alla comunità, che crei cultura». Per lui, enologo e “figlio d’arte”, questa esperienza è un ritorno, appunto, alle origini. Nelle prossime serate gli ospiti del Convivio proverranno dagli ambiti più diversi: dal direttore d’orchestra che con un tenore entrerà nei segreti della lirica a un famoso battitore d’asta, passando dall’esperienza di un pilota di Formula 1 a quella di chi ha governato una Regione.

Come si entra nel club? «Basta un colloquio con me e Federico, il requisito principale è essere persone per bene, eccellenze in arti e mestieri, che hanno voglia di condividere esperienze e imparare da quelle degli altri – risponde con semplicità Martinetti – possibilmente in modo divertente». Per far parte del Convivio – per ora limitato a circa cinquanta persone per una decina di serate l’anno – la quota (destinata a salire) è di 2.600 euro. Oltre agli eventi, comprende una notte nella “camera nel vigneto” – appena realizzata al centro della tenuta Mura Mura – e una selezione di “vini della casa”. A parte i costi delle cene e dei pernottamenti (il tutto è organizzato però dal club che mette a disposizione dei soci un servizio di concierge).

Fonte: Il Sole 24 Ore