Da oggi è un diritto pagare con PagoPA. Ma solo il 37% degli enti ha un servizio

Pagare con PagoPA da oggi è un diritto. Così com’è accedere all’ente tramite Spid o Carta di identità elettronica, online, per poter fruire dei servizi e, tra l’altro, poterli così pagare (multe, tasse, tributi).

Ma è un diritto a macchia di leopardo, con grosse sacche di inadempienza, nonostante i buoni passi avanti fatti nell’ultimo anno sul fronte di PagoPA: a oggi solo il 37% degli enti ha almeno un servizio attivo con PagoPA. Ci sono anche grossi Comuni che mancano all’appello, come quello di Taranto. E nonostante una lunga battaglia di Altroconsumo non è ancora possibile pagare in modo facile e digitale il contributo per il rilascio del passaporto. Inadempiente in questo caso è il ministero dell’Interno.

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È il decreto Semplificazione e innovazione a stabilire l’obbligo, dando tempo fino al 28 febbraio 2021 per tutti gli enti pubblici ad accettare Spid, Cie e PagoPa. Obbligo che nel caso di PagoPa veniva rimandato dal 2018. La conversione del decreto ha poi concesso una proroga – sino alla fine dell’emergenza Covid – ai circa 5mila Comuni con meno di 5mila abitanti.

La lista degli inadempienti sarebbe comunque lunga, ad oggi. Perché persino gli ospedali e le scuole, essendo strutture pubbliche, sarebbero tenuti a fare pagare con PagoPA, con grossi vantaggi al cittadino e all’amministrazione stessa in termini di maggiori efficienza e comodità, minori costi.

A macchia di leopardo

«Basta vedere sul sito PagoPA che questo diritto si traduce in pratica nella possibilità di pagare ben pochi servizi. Il 70% dei pagamenti PagoPa riguarda il bollo Aci”, dice Eugenio Prosperetti, tra i più noti giuristi di PA digitale. Al secondo posto c’è l’Agenzia delle Entrate con il 17 per cento, a seguire, distanziati, l’Inps, la Regione Veneto e il Comune di Milano.

Fonte: Il Sole 24 Ore