Da Rick Owens a Dior, da Dries Van Noten a Gmbh: così la moda maschile seduce

Il corpo vestito è di certo più potente e seducente del nudo, ed è per questo che la componente sessuale è una variabile fondamentale del fare moda, e poi del consumarla. Al maschile l’effetto è persino più dirompente. La difficoltà e la paura di contatti ravvicinati causa pandemia stanno portando una ventata urgente di desiderio esplicito sulle passerelle di Parigi, in modulazioni diverse, eccessive o affettuose.

A Rick Owens il titolo di cavaliere oscuro

Principe della notte più fosca e disturbante. La tensione ineluttabile che percorre il lavoro di Rick Owens nasce dalla frizione tra l’eleganza pura e brutale delle linee e una corrente palpabile di compiaciuta immoralità. «Vorrei che il mio fosse considerato un marchio per uomini eleganti e ingordi» dice Owens poco prima dello show, suggellando la provocazione con il sorriso di chi sa. Ritmata dal pulsare ipnotico di luci stroboscopiche, la sfilata è una parata rituale di loschi figuri di nero vestiti che paiono passati da uno stargate aperto tra antico Egitto e fumosi sotterranei per pratiche sadomaso. Il volto coperto da cappucci che lasciano a malapena visibili gli occhi, in testa elmetti che protrudono in tubi al neon – l’aspetto camp da B-movie qui è coltivato con consapevolezza – avvolti in larghe cappe, bomber superomistici, piumini parossistici, tacchi e strascichi, sono officianti di un culto sotterraneo che traspone in moda le pulsioni e il vissuto dell’autore. Questa autenticità si sente e riverbera, anche al picco dell’astrazione in pura silhouette. L’eleganza comunque splende, venata di una decadenza che, a tratti, toglie il respiro.

Gmbh misto di religione, couture e club culture

Anche nella prova di GmbH ad affermarsi prepotente è l’afflato muscolare e sessuale di corpi scultorei sui quali il tessuto si avvolge e inerpica, lasciando scoperte ora le gambe, ora la schiena, fasciando le spalle o allargandole a dismisura. Nato nell’underground berlinese dalla congiunzione di intenti di Serhat Isik e Benjamin Alexander Huseby – che il prossimo mese esordiranno a Milano nella direzione creativa di Trussardi – GmbH cresce spedito e convincente, incubatore di un approccio multiculturale ed energico al fare moda.

Per Dior sfilata molto parigina

Il look di apertura della sfilata Dior – sullo sfondo del ponte Alexandre III ricostruito in un tendone in Place de la Concorde – è accollato e tutto nero, ma di schiena la camicia è sbottonata fino alla cintola. Lampi di erotismo quindi, illuminano la maison del grigio chic – la collezione ne contiene ogni sfumatura – con il direttore artistico Kim Jones preso in un dialogo mai finito con Monsieur Dior, al pari di Maria Grazia Chiuri, sua controparte femminile. La menzione di Chiuri non è occasionale: Jones la guarda da vicino, e inserisce dosi liberali della couture nelle proprie collezioni, che siano i drappeggi o, in questo caso, la vita stretta e i fianchi prominenti della bar jacket. Senza le collaborazioni artistiche di turno, senza deragliamenti e concettismi poco convincenti, è comunque la prova più a fuoco di Jones: calma e pacata, con un fremito sotto la pelle.

Dries Van Noten, Paul Smith, Jil Sander

Drties Van Noten non sfila, optando per un video narrativo nel quale coppie di ogni sorta si baciano appassionatamente e si scambiano anche, in modo del tutto naturale, luccichii e mollezze, lampi metallici e colori vivaci, capi classici e classici ripensati. La metafora del desiderio negato è cosí evidente da essere un dato di fatto sartoriale, risolto con la pacatezza fremente tipica di Van Noten, designer che anche quando gioca con l’ambiguità evita eccessi e forzature.

Fonte: Il Sole 24 Ore