Dal passaggio in Cdm alla presentazione alle Camere, all’invio a Bruxelles entro il 30 aprile, le tappe del Recovery Plan

Il tour de force in vista del raggiungimento di una (prima) meta obiettivamente c’è. Da oggi, lunedì 19 aprile, parte infatti il conto alla rovescia che condurrà al 30 aprile, giorno entro il quale il Governo farà pervenire il Pnrr,ovvero il Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito del Next Generation EU, alla Commissione europea. I tempi per il Recovery Plan sono stretti, ma Draghi accelera: da Palazzo Chigi hanno assicurato che la tabella di marcia sarà rispettata. Un chiarimento che è giunto dopo che alcune indiscrezioni, rilanciate dall’agenzia Reuters, avevano ipotizzato un rischio di slittamento della presentazione del piano.

Portogallo, Francia, Spagna e Grecia sono pronti a presentare i loro progetti già questa settimana e l’esecutivo deve fare in fretta, per non perdere “il turno” nell’assegnazione della prima tranche di fondi a luglio: fino a 27 miliardi per l’Italia. Per arrivare puntuali al termine ultimo del 30 aprile, il governo ha quindi definito un cronoprogramma. Questa settimana servirà a Draghi per chiudere gli incontri con i partiti, ascoltare le parti sociali.

Loading…

Il 26 e 27 aprile Draghi illustrerà il piano in parlamento

Una volta chiusa la fase del dialogo e del confronto con partiti e parti sociali, il secondo tempo della partita scatterà il 26 e 27 aprile, quando il presidente del Consiglio illustrerà il piano, fatto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr, alle Camere.Sarà una sorta di prova del nove, dalla quale si capirà se le occasioni di confronto tra Draghi e le forze politiche hanno trovato un punto di sintesi oppure no. I tempi sono stretti e prima di quella data ci sarà il passaggio in Consiglio dei ministri.

Il passaggio preliminare in Consiglio dei ministri e il nodo della governance

Dove, con molte probabilità, verrà anche approvato un decreto, che accompagnerà il Pnrr, con la definizione della “governance” di gestione del piano: dovrebbe essere sviluppata su due livelli, con una struttura di coordinamento centrale, che avrà un compito di supervisione dell’attuazione del piano e sarà anche responsabile dell’invio delle richieste di pagamento a Bruxelles. Saranno poi le amministrazioni a essere responsabili dei singoli investimenti e delle riforme e tra loro dovranno trovare un coordinamento. Si tratta di un aspetto delicato, cui i ministri guardano con molta attenzione, perché nessuno vuole essere escluso dalle decisioni politiche. Perciò dovrebbe essere confermata la centralità del Mef, ma la supervisione politica dovrebbe essere a Palazzo Chigi, con il coinvolgimento di volta in volta dei ministri competenti.

Il tema del Recovery plan si intreccia con quello del decreto Sostegni bis

Intanto continuano il dialogo e il confronto tra Draghi e i partiti. Oggi il premier incontrerà FdI, Italia Viva. Sul tavolo anche il decreto Sostegni bis, il provvedimento sulle imprese che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri non prima del voto in parlamento sullo scostamento di bilancio da 40 miliardi, atteso per giovedì 22 aprile. Nella mattinata di domani, martedì 20, il premier vedrà i sindacati (si parlerà anche del blocco dei licenziamenti), nel pomeriggio sarà la volta di Confindustria. Sempre domani Draghi incontrerà una delegazione di Liberi e Uguali. M5s, Lega, Pd e Forza Italia li ha già visti nei giorni scorsi. Il Movimento ha chiesto che il Superbonus venga prorogato al 2023. La Lega ha voluto rassicurazioni sul fatto che le filiere a cui andranno i fondi siano effettivamente presenti in Italia e ha chiesto che venga rivisto il codice degli appalti. I Dem hanno posto l’accento su giovani, le donne e gli investimenti al Sud.

Fonte: Il Sole 24 Ore