Dal radar missilistico al nuovo cacciatorpediniere, i sette programmi strategici della Difesa

Ci sono sette programmi «strategici» per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Finanziati già sul fondo di bilancio previsto dalla legge di bilancio 2021, ad alta valenza tecnologica, industriale e di cooperazione internazionale. Il ministro lo ha sottolineato in audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, presiedute da Gianluca Rizzo e Roberta Pinotti. Investimenti, ha aggiunto il ministro, «in grado di agire da potenziale acceleratore» su settori dell’economia molto più ampi: «Digitale, transizione ecologica, efficientamento energetico e salute».

In 15 anni investimenti per 26,5 miliardi

Guerini racconta ai parlamentari il Dpp (documento programmatico pluriennale) per il triennio 2021-2023 appena pubblicato dal suo dicastero. La pianificazione prevede 115 programmi operanti e altri 85 in avvio nel triennio per un importo complessivo di 26,5 miliardi nei prossimi 15 anni. Il ministro ribadisce: «la Difesa è in grado di favorire l’accessibilità del ricco carico di innovazione derivante dai propri programmi a beneficio dell’intero tessuto imprenditoriale». Un’azione fondata «anche cogliendo, nell’ambito del Pnrr, le opportunità di partnership con altri dicasteri» come già accade per la digitalizzazione e la cyber security «oltre alle sinergie tra gli stakeholder pubblici e privati» sulle tecnologie avanzate di prossima generazione.

I sette programmi

Il ministro mette in evidenza i sette programmi militari considerati «particolarmente strategici». Il Tempest, velivolo caccia di sesta generazione. Il “Defence Cloud” per la Difesa. Il “Veicolo blindato anfibio”. Il progetto di “Ammodernamento, Rinnovamento e Potenziamento della capacità nazionale di difesa aerea e missilistica” e il “Radar per sistemi missilistici””. Il “Nuovo cacciatorpediniere” per la Marina Militare e il “Sistema di combattimento per la fanteria” destinato all’Esercito. Programmi in partnership con i Paesi alleati ma anche fondamentali per l’industria nazionale, da Fincantieri a Leonardo e Iveco solo per citarne alcuni.

La scommessa sui fondi

Guerini riconosce ai deputati e senatori come attraverso il Fondo per l’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per la Difesa, previsto dalla legge di Bilancio 2021, «sia stato riconosciuto dal Parlamento il valore strategico e propulsivo dell’industria della Difesa per l’intera economia del Paese». Ora, aggiunge il ministro, «l’obiettivo è sostenere l’alimentazione del Fondo in modo da renderlo strumento principale per sostenere l’ammodernamento delle Forze Armate». Il Fondo, a suo avviso, è «funzionale e coerente con la spinta richiestaci verso sempre maggiori investimenti in ricerca e innovazione». E ricorda: «L’industria della Difesa già oggi, in risposta alle sollecitazioni delle Forze Armate, dedica a ricerca, sviluppo e innovazione, ben il 10% delle risorse, a fronte di una media generale del Paese pari a circa l’1%».

L’incrocio tra i progetti militari e gli altri settori

Il tema delle ricadute positive per l’economia nazionale è declinato da Guerini in modalità estesa. Resta fondamentale, certo, rafforzare l’industria militare nazionale in un quadro mutato di geostrategie internazionali, con l’Europa chiamata a rafforzarsi dopo il riposizionamento degli Stati Uniti soprattutto nell’area asiatica a partire dall’Afghanistan. Ma il titolare della Difesa pone l’accento anche sulle «sinergie tra la Difesa e l’industria, le piccole e medie imprese delle filiere e le start up». Fino a «potenziali scambi con i settori civili che possono essere incubatori di innovazione tecnologica, a beneficio di ogni comparto produttivo del Paese».

Fonte: Il Sole 24 Ore