Dazi, la Svizzera trova l’intesa con gli Usa: tariffe al 15%
Donald Trump raggiunge un accordo commerciale con la Svizzera, che prevede la drastica riduzione al 15% di dazi all’import che erano stati portati in agosto fino al 39 per cento. Una barriera sollevata citando il deficit negli scambi bilaterali e che aveva fatto del Paese uno tra i più colpiti dalle aggressive politiche di America First. Le nuove, generali tariffe, cosiddette reciproche, sono ora allineate con quelle, già ridimensionate, imposte all’Unione Europea e ad altri alleati quali Giappone e Corea del Sud. In cambio Berna ha promesso, come già altre capitali, nuovi investimenti manifatturieri negli Stati Uniti per la produzione di medicinali, attrezzature ferroviarie e fusione dell’oro.
Lo sconto tariffario consente di tirare un sospiro di sollievo all’export della confederazione elvetica, che oltre a metallo giallo e farmaci comprende orologi, derivati del latte e cioccolato. L’intesa è stata siglata dopo uno sforzo diplomatico in extremis che ha visto un incontro bilaterale a livello di governi giovedì, preceduto la scorsa settimana da una visita allo Studio Ovale di top executive svizzeri.
I contorni dell’accordo sono stati confermati dal rappresentante commerciale Usa Jamieson Greer, compreso l’impegno di aziende svizzere «a costruire qui, abbiamo già visto Roche iniziare con un impianto farmaceutico». Il disgelo con la Svizzera non è stato isolato. Un’altra ondata di quattro intese sull’interscambio è arrivata nelle ultime ore, con nazioni dell’America Latina: Argentina, Guatemala, El Salvador ed Ecuador.
Il dossier dei grandi dazi reciproci, scattati ricorrendo a una legge di emergenza economica, sono però oggi all’esame della Corte Suprema americana, che potrebbe decidere presto sulla loro legalità e nelle udienze è parsa mostrare scetticismo sulle ragioni dell’amministrazione. Anche se Trump ha ammonito che una bocciatura sarebbe «disastrosa».
L’amministrazione è oggi sotto pressione anche per compiere nuove marce indietro volontarie sulle barriere, tra i malumori sul carovita nella stessa base populista-conservatrice Maga di Trump. Sta considerando ampie esenzioni ai dazi che abbiano un impatto sui costi alimentari, anche a Paesi con i quali non ha intese commerciali.
Fonte: Il Sole 24 Ore