Ddl Zan il 27 ottobre alla prova del voto in aula

Per il Pd va approvato a ogni costo. Per la Lega e per Italia viva bisogna mettere mano almeno a tre articoli per portarlo avanti. Superata l’estate e le elezioni amministrative nelle grandi città si è riaperto il tira e molla sul Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia. Un testo alc entro di un tira e molla fra i grupi parlamentari fatto di rimpalli, resistenze, pressing e inviti a fare presto, che vede la maggioranza spaccata fra chi parla di mediazione e chi di decapitazione. Approvato il 4 novembre 2020 dalla Camera, il ddl Zan ha avuto un atterraggio difficile al Senato, dove è rimasto in stallo per mesi ed è poi stato riesumato dai cassetti della commissione Giustizia di palazzo Madama e calendarizzato il 28 aprile 2021 – con 13 sì e 11 no – dopo cinque mesi di discussioni, rinvii e frenate. Che sono continuati anche nei mesi successivi.

Testo da modificare per il Vaticano

Il Vaticano a giugno ha chiesto formalmente al governo di modificare il Ddl Zan che, secondo la Segreteria di Stato, violerebbe «l’accordo di revisione del Concordato». La quadra su un nuovo testo non è stata trovata e il ddl, sotterrato da una pioggia di emendamenti, è finito direttamente in aula. Dove il 27 ottobre è prevista la prosecuzione e la conclusione della discussione generale. Poi a seguire ci saranno i due voti sulla richiesta di Lega e Fdi di non passare alla discussione sugli articoli.

L’apertura di Letta

Alla trasmissione “Che tempo che fa” è arrivata l’apertura del leader del Pd Enrico Letta. Sulla legge Zan, ha detto, «abbiamo un dovere nei confronti della nostra società, dobbiamo portarla avanti e approvarla». E ha annunciato che chiederà ad Alessandro Zan «di fare un’esplorazione con le altre forze politiche per capire le condizioni che possano portare a un’approvazione del testo rapida». Apre a modifiche «purché non siano cose sostanziali, ma mi fido di Zan. Sulla base di quello che dirà, sono sicuro si potrà approvare il testo in tempi rapidi».

Zan: «Giorni decisivi»

Alessandro Zan, primo firmatario del ddl, ha ringraziato Letta «per la fiducia e l’impegno», poi ha affidato a un tweet il suo pensiero: «Sono giorni decisivi per approvare una legge contro i crimini d’odio. Ce la metteremo tutta, è un dovere di civiltà verso il Paese». «Ci siamo, avanti sulla strada dei diritti e contro i crimini d’odio», ha scritto su Twitter la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando. Per Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd «modifiche non sostanziali sì, stravolgimenti no. Questa è al posizione del Pd che vuole approvare una legge di civiltà. Per questo mercoledì (il 27 ottobre, ndr) è importante concludere la discussione generale e votare contro la richiesta della destra di non passare alla discussione sugli articoli. L’iter deve proseguire per arrivare in fretta all’approvazione di una legge che c’è in tutti gli altri paesi europei. Chi voterà a favore del non passaggio agli articoli vuole affossare la legge, chi la ritiene importante e vuole approvarla, magari con modifiche, voterà contro la richiesta della destra».

Renzi: «Senza un compromesso non si sarebbero fatte neppure le unioni civili»

Il 27 ottobre in aula al Senato si vota e c’è il problema dei franchi tiratori. Sono 18 i voti di Italia viva a fare da ago della bilancia. «Ci sono punti del ddl Zan – ha detto Matteo Renzi – in cui non c’è consenso, non solo da parte dei cattolici, ma anche di parte della Cgil e delle femministe. Se si modifica il testo in 15 minuti si porta a casa il risultato, ci si mette d’accordo sui tempi alla Camera». Per chiudere, ha detto ancora Renzi, «bisogna accettare un principio di civiltà: sui diritti non si fa campagna elettorale. Si devono trovare gli accordi per fare le leggi, non i proclami per sventolare le bandierine». E ricorda che «senza un compromesso non si sarebbero fatte neppure le unioni civili».

Fonte: Il Sole 24 Ore