Direttiva case green, deroga su altri 2,6 milioni di edifici. Il voto all’Europarlamento

Prezzi delle materie prime troppo elevati, impossibilità tecnica di realizzare gli interventi e scarsa disponibilità di manodopera qualificata. Sono tutti fattori che i paesi membri potranno chiedere alla Commissione europea di valutare, introducendo così deroghe ai target fissati dalla direttiva Epbd, con una revisione degli standard minimi da raggiungere. Eccezioni che potranno essere applicate fino a un massimo del 22% degli immobili (in Italia, sono 2,6 milioni di fabbricati residenziali) e che non potranno andare oltre la scadenza del 1° gennaio del 2037.

È uno dei passaggi più rilevanti del compromesso finale raggiunto pochi giorni fa in Parlamento dai gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra sulla direttiva Energy performance of building directive (Epbd). Il testo, dopo settimane di discussione, si avvicina a un passaggio decisivo: giovedì 9 febbraio è previsto il voto presso la Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo. Se tutto andrà come previsto (dovrebbe arrivare il sostegno di tutti i gruppi, tranne quello dei Conservatori e riformisti e quello di Identità e democrazia), ci sarà poi il passaggio in Plenaria a marzo e, poi, partirà il Trilogo, il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio.

Siamo, insomma, ancora molto lontani da un testo definitivo. Anche perché, a valle della direttiva, sarà necessario il recepimento. Il Governo italiano, comunque, ha un’idea molto precisa della direzione che andrà percorsa per raggiungere un compromesso soddisfacente per il nostro Paese. Se ne è parlato nel corso di un incontro organizzato dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e da Remind.

La posizione del Governo

Qui diversi ministri hanno portato una testimonianza di segno parecchio simile. Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, la direttiva «va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile». Per Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, «l’Italia non può affrontare il tema dell’efficientemente energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il Governo presenterà un suo piano. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo difenderà questa peculiarità». Ancora, secondo il ministro per le Imprese, Adolfo Urso «è nostra intenzione negoziare in Europa per degli obiettivi realistici e modalità di attuazione che non mettano in difficoltà le imprese e le famiglie».

Flessibilità delle regole

Insomma, servono elasticità e la possibilità di adattare la direttiva alle diverse realtà europee. E su questo il relatore della Epbd, Ciaran Cuffe (Verdi) , ha dato garanzie, spiegando che il compromesso in votazione domani «lascia ampia flessibilità agli Stati per i loro Piani nazionali di ristrutturazione». Una flessibilità sulla quale Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega e relatrice ombra della direttiva ha espresso molti dubbi, soprattutto perché sarebbe stato necessario «diluire le tempistiche, che sono più drastiche rispetto alla bozza della Commissione».

Fonte: Il Sole 24 Ore