Eni, chiesta l’archiviazione per Descalzi sul caso Congo

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di 8 persone sul caso Eni-Congo, compreso il filone in cui l’ad della compagnia petrolifera italiana Claudio Descalzi risponde di omessa comunicazione di conflitto di interessi. Lo comunica con una nota il Procuratore Marcello Viola. La vicenda contestata a Descalzi «concerne gli affari intercorsi» tra Alexander Haly e la moglie dello stesso ad Marie Madeleine Ingoba. Tra le accuse ipotizzate agli altri indagati c’è la corruzione internazionale riqualificata in induzione indebita.

La richiesta riguarda anche l’ex capo Eni dell’area subsahariana Roberto Casula (assolto pure per la vicenda nigeriana), Maria Paduano, ritenuta prestanome di Casula, Ernest Olufemi Akinmade, ex dirigente di Agip in Nigeria e Andrea Pulcini, ex manager sempre di Agip. E poi anche l’uomo d’affari e presunto intermediario Alexander Haly, Maria Magdalena Ingoba e il finanziere attivo nel settore petrolifero Gad Cohen. Il procedimento, come si legge nella nota del procuratore, ipotizza che Eni abbia ottenuto il rinnovo di alcuni permessi di sfruttamento petrolifero nella Repubblica del Congo assicurando, in cambio, «vantaggi di natura economica a favore di pubblici ufficiali congolesi mediante la cessione di quote minoritarie (…) nei medesimi permessi di estrazione a società locali riconducibili a persone vicine ai pubblici ufficiali stessi, ossia politici e funzionari di Brazaville».

In sostanza, in base alla contestazione non più di corruzione internazionale ma di induzione indebita internazionale, i pubblici ufficiali dell’ex colonia francese, per concedere il rinnovo «a condizioni più vantaggiose rispetto» a quelle “originarie” delle concessioni di sfruttamento di campi petroliferi congolesi, tra cui ’Marine VI e VII’, avrebbero costretto il management di Eni operativo nell’area a versare il ’fee’ richiesto, ossia l’accesso con quote azionarie alle stesse licenze alla congolese Aogc-Africa Oil & Gas Corporation di Denis Gokana, consigliere del presidente Sassou Nguesso.

Riguardo al filone relativo alla presunta omessa comunicazione del conflitto di interessi, accusa che non è stata provata, secondo gli inquirenti, Haly e Ingoba sono stati soci della «lussemburghese Cardon Investment SA almeno fino» all’aprile 2014, «quando Haly acquistava da Ingoba la sua quota». Inoltre la moglie di Descalzi «è risultata beneficiaria», tra il novembre 2012 e il dicembre 2015, «di un conto corrente in Cipro intestato alla Cardon SA». Quest’ultima avrebbe avuto in pancia «tutte le azioni della società Petroserve Holding BV la quale, attraverso alcune controllate, ha fornito servizi logistici e di trasporto a varie società del gruppo Eni» operative «in diversi paesi africani fino quantomeno al 2018». Nel comunicato la Procura spiega inoltre che il reato di induzione indebita internazionale si prescriverà il prossimo 18 marzo e che mai è stata data risposta a rogatorie a Montecarlo.

Fonte: Il Sole 24 Ore