Flop dell’RcAuto familiare, il neopatentato paga il doppio dei genitori

A un anno e mezzo dalla sua entrata in vigore la riforma dell’RcAuto familiare si è rivelata un flop. Se l’obiettivo della norma introdotta dal governo giallorosso era quello di ridurre i premi assicurativi per i giovani e i neopatentati il risultato è esattamente l’opposto. I dati rilevati dall’Ivass nel bollettino Iper relativi al primo trimestre 2021 mostrano come il premio medio pagato dai giovani tra i 18 e i 24 anni si attesti a 656 euro, contro i 364 euro pagati nella fascia di età tra i 45 e i 59 anni. In città come Napoli il prezzo medio per i giovani entro i 24 anni arriva a ben 980 euro, 934 euro a Prato, 874 a Pistoia, 847 euro a Massa Carrara, 819 euro a Firenze. La Toscana sembra avere i premi tra i più cari per i giovani, il Piemonte quelli più contenuti. In sostanza i figli pagano molto di più dei loro genitori che, in teoria, in base alle regole dell’RcAuto familiare dovrebbero invece poter far beneficiare della loro stessa classe assicurativa anche i ragazzi.

Il caos interpretativo regna sovrano

La modifica dell’art. 134 del Codice delle assicurazioni (CAP) decisa lo scorso anno ha introdotto un’estensione dei requisiti della legge Bersani, per cui rinnovando un contratto di polizza o assicurando per la prima volta un veicolo nuovo o usato, è possibile acquisire la classe di merito di un altro veicolo dello stesso proprietario o di un suo familiare stabilmente convivente. Tra le innovazioni della norma anche la possibilità di trasferire la classe di merito anche tra veicoli appartenenti a tipologie diverse (auto, moto, ciclomotori o furgoni). Quella norma, però, a sua volta conteneva una condizione che era stata suggerita dall’Ivass con l’intento di limitare gli arbitraggi sulle classi di merito. E’ stato proposto che il passaggio alla classe migliore fosse consentito a patto di possedere un attestato di rischio senza sinistri con colpa nei 5 anni precedenti. Peccato, però, che la traduzione di questo nell’articolo in legge sia stata ambigua e per questo motivo le compagnie assicurative hanno avuto facilità nell’interpretare la norma in altro modo. E cioè per accedere alla classe migliore della famiglia è necessario avere una profondità, dunque una storia assicurativa nell’RcAuto, di almeno 5 anni. Dunque, il neopatentato viene escluso di default.

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Ora Ania e Ivass chiedono la riforma del Bonus Malus

Questa situazione, e non solo questa in realtà, ha portato sia l’Ivass, l’istituto che vigila sulle compagnie assicurative, sia l’Ania, l’associazione delle compagnie, a sollecitare al governo una revisione del Bonus-Malus, perché ormai non riesce più a rappresentare il rischio effettivo dell’assicurato. La verità è che nell’anno trascorso si sono susseguiti tentativi, caduti nel vuoto, da parte del ministero dello Sviluppo economico di dare una linea interpretativa alla questione dei 5 anni, ma alla fine qualcuno ha sollevato l’obiezione che non rientrasse nei poteri del dicastero. L’Ivass avrebbe potuto esercitare i poteri riconosciuti dal Cap di intervenire con la normativa secondaria sulla materia, ma ci sarebbero state linee interpretative contrastanti sull’opportunità. A fronte dei numerosi reclami pervenuti a partire da metà dello scorso anno, l’Ivass al momento ha tamponato la questione con un avviso sul sito PreventIvass nel quale spiega che le compagnie possono avvalersi della facoltà di interpretare la norma come ritengono. Fatto sta che oggi sarebbe proprio il caso di mettere mano alla legge perché le anomalie create dall’RcAuto familiare non sono in ogni caso poche.

Le compagnie eludono le norme con gli sconti in tariffa

Sempre scorrendo il bollettino dell’Ivass si vede che ormai nella classe di merito più elevata, la classe 1, ricade l’85% degli assicurati, che in tutto sono 43 milioni a fronte di un valore dei premi di circa 16 miliardi. Questo vuol dire che al netto dell’effetto dei 5 anni sui giovani, per gli altri componenti della famiglia il meccanismo ha funzionato. Sì, questo è vero, ma è vero anche che le compagnie assicurative – le quali non hanno mai nascosto di non condividere la norma -hanno trovato il modo di mitigare beneficio economico legato alla classe migliore eludendo le norme. Come? Attraverso l’utilizzo dei coefficienti, ovvero fattori che a fronte di prove statistiche consentono alle assicurazioni di intervenire sulla tariffa. Oppure, pratica più frequente, l’utilizzo un po’ spregiudicato degli sconti: fatta 100 la tariffa, a un assicurato virtuoso può essere proposto uno sconto dell’80 per cento, a uno meno virtuoso del 20 per cento.

Assicurare un motorino può costare fino a 2.500 euro

D’altro canto va ricordato come negli ultimi 6-7 anni le tariffe siano scese del 35 per cento. Ma i margini per ridurre i prezzi medi ancora c’è. A questo si accompagna il fatto che restano elevate le percentuali delle persone che non si assicurano perché non riescono a sostenere il costo dell’assicurazione. Sempre per restare a Napoli la polizza per assicurare un motorino può costare anche più del doppio del mezzo stesso, con punte di 2.500 euro. In questo caso o si evade il premio assicurativo o si intesta il mezzo ai genitori.

Fonte: Il Sole 24 Ore