Giustizia, arresto in flagranza per “ex” sotto casa

Si inaspriscono le misure per i mariti o compagni violenti che violano i provvedimenti di allontanamento da casa e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persone offesa. Per loro scatterà infatti l’arresto in flagranza. È quanto previsto da un emendamento alla riforma del processo penale presentato da Iv, prima firmataria Lucia Annibali, a cui il governo e il relatore Franco Vazio hanno dato parere favorevole e dunque verso l’approvazione in Commissione Giustizia alla Camera.

La nuova norme sul divieto di avvicinamento

Si tratta di violazioni che dal 2001 vengono perseguite come fattispecie autonome, non più come aggravanti, ma che fino ad oggi non prevedevano l’arresto in flagranza di reato. Attualmente è previsto l’arresto in flagranza per i maltrattamenti contro i familiari e i conviventi, ed anche per il reato di stalking. Per chi violava il divieto di avvicinamento non era previsto che scattassero le manette la detenzione arrivava solo al termine di un eventuale processo. «Sono situazioni – ha commentato Annibali – che purtroppo si sono verificate di frequente negli episodi di violenza verso le donne da parte di ex mariti o ex compagni».

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Le vittime di femminicidio

L’arresto il flagranza evita quindi che dalla minaccia l’”ex” passi ai fatti con esiti tragici, come in passato è accaduto. È purtroppo sempre molto alto il numero donne vittime di femminicidio. In base ai dati forniti dal Viminale relativamente al periodo compreso tra il primo gennaio e il 25 luglio 2021 sono stati registrati «157 omicidi, con 64 vittime donne di cui 56 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 39 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner».

Inoltre, secondo un report effettuato dall’Istat e pubblicato nel febbraio scorso durante il lockdown si è registrato un forte aumento delle violenze domestiche sfociate nell’omicidio. Nei primi 6 mesi 2020 la situazione si è ulteriormente aggravata con un numero di delitti pari al 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019. La percentuale poi è schizzata al 50% durante la forzata permanenza in casa per il Covid nei mesi di marzo e aprile dell’anno scorso. Una scia di sangue proseguita senza soluzione di continuità, visto che nel 2019 il numero dei femminicidi aveva raggiunto quota 101 e nel 2018 la percentuale di uomini imputati di omicidio era stata del 93%.

Secondo l’Istituto di statistica le donne sono state uccise all’interno delle mura domestiche – quindi in un ambito affettivo/familiare – nel 90% dei casi nel primo semestre 2020 per mano di partner o ex partner (61%). E, a parte l’eccezionalità negativa della fase di lockdown, la cupa panoramica dei femminicidi trova un filo rosso temporale con i dati del 2019, che confermano un calo generale degli omicidi e una decisa controtendenza di quelli perpetrati in famiglia. Nel 2019, registra l’Istat, gli omicidi sono stati 315 (345 nel 2018) di cui 204 uomini e 111 donne. E anche in quell’anno in ambito familiare o affettivo è aumentato il numero delle vittime: 150 nel 2019 (47,5% del totale), con 93 vittime donne (l’83,8% del totale degli omicidi femminili).

Fonte: Il Sole 24 Ore