Gorgonzola, dopo la frenata del 2022 riparte la produzione. Export in crescita

La produzione di Gorgonzola Dop cresce di oltre il 3% ad aprile rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, raggiungendo quota 1,76 milioni di forme prodotte. Anche l’export nel 2023 è ripartito ancora con segno positivo (+5,2% a gennaio). Segnali positivi dopo il calo di produzione del 4% registrato nel bilancio 2022, come emerge dai numeri del bilancio della Dop presentati a Milano all’Assemblea del Consorzio di Tutela.

Più nel dettaglio, lo scorso anno la produzione di Gorgonzola Dop è stata di 5.048.311 forme, rispetto a 5.258.828 nel 2021 (-4%). In calo entrambe le regioni che costituiscono la zona d’origine del Gorgonzola Dop: Piemonte -2,7% (3.627.372 forme) e Lombardia -7,1% (1.420.939 forme). La tipologia Bio è diminuita del 20,9% (42.225 forme) e ha rappresentato lo scorso anno lo 0,84% della produzione totale. Analoga diminuzione anche per la tipologia Piccante (-8,14%) che ha raggiunto il 12,47% del totale prodotto lo scorso anno.

«Sono diminuiti anche i volumi (-7%) a causa di una contrazione del parco acquirenti (oltre 650mila famiglie in meno), ma anche del calo dell’acquisto medio – si legge in una nota del Consorzi – mentre si è registrata una crescita a valore di quasi il 2%. Per quanto riguarda i profili socio-demografici, si confermano sopra la media gli acquirenti del Nord, soprattutto Nord-Ovest, dove ci sono registrate le maggiori quantità acquistate. I nuclei familiari composti da due persone con responsabile acquisti, di 55 anni e oltre, senza figli, di classe socio-economica alta o medio-alta, mostrano la maggiore concentrazione e i livelli più alti di acquisto medio».

Nei canali d’acquisto, «è la Gdo a registrare le migliori performance guadagnando più spazio in termini di volumi (55%) e valore (56,3%). Stabile, ma marginale, la percentuale dei “tradizionali specializzati (1,3%) e il canale costituito da ambulanti/mercati, secondo per importanza, si stabilizza intono al 22% di volume. Le modalità d’acquisto sono stabili: take-away, peso fisso e variabile al banco si pressoché equamente il mercato».

«Il 2022 è stato l’anno più difficile dell’ultimo decennio con una congiuntura sfavorevole che è pesata su tutti i grandi formaggi – ha commentato il presidente del Consorzio Antonio Auricchio –. Sono molto orgoglioso, tuttavia, che non abbiamo ceduto sulla qualità, e mai lo faremo. L’andamento positivo di questo inizio d’anno mi fa essere più fiducioso. Certo non si può nascondere il calo di consumi che si sta ripercuotendo anche sul nostro settore. L’estero continua a darci una mano ricercando le eccellenze italiane».

Fonte: Il Sole 24 Ore