I climate shapers regalano cinque eco-progetti a Marettimo

Il gruppo Hiera, composto da Michele, Tommaso, Giacomo e Nino, ha ideato il progetto Marettimo carbon free. L’obiettivo è ridurre al minimo e compensare le emissioni di carbonio prodotte sull’isola. Il piano si sviluppa attorno a sei punti: l’elettrificazione delle barche per la pesca e il turismo, fotovoltaico sui tetti per l’autosufficienza energetica, compensazione delle emissioni con nuovi innesti di Posidonia oceanica che assorbe l’anidride carbonica, abolizione della plastica usa e getta, partnership pubbliche e private e accesso ai fondi europei del Green deal e del piano Next generation Eu e a quelli italiani del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr),  monitoraggio delle emissioni di carbonio a cura di ricercatori fissi ospitati sull’isola. Il gruppo di lavoro ha attribuito priorità al primo punto: l’elettrificazione delle barche, prendendo ispirazione dal gozzo green Ev-Ita varato in occasione del Marettimo Italian film fest. “Il nostro è un progetto molto completo e complesso, ma essendo Marettimo una realtà piccola pensiamo che qui sia più facile implementare tutte queste azioni in modo coordinato: Marettimo può diventare un modello zero carbon per tutte le altre isole”, ha spiegato in una riunione con la comunità locale Tommaso Rusconi.

Il gruppo Sorpresa! –  composto da Nicolò, Ian, Ludovica e Riccardo – si è concentrato sulla sfida delle comunità resilienti partendo dal problema dello spopolamento dell’isola. Dopo una serie di interviste esploratorie alla popolazione locale i ragazzi hanno realizzato che sempre più giovani che lasciano Marettimo per migrare al Nord Italia o all’estero per svolgere lavori socialmente più appetibili, ma non solo. Il progetto parte da questa considerazione: come potremmo stimolare un’area economicamente depressa per renderla attrattiva per la popolazione locale che se n’è andata e per altri stakeholder? Il team propone di creare sull’isola l’Innovation hub delle Egadi: un luogo in cui progettare il futuro con strumenti innovativi (laser cutter, computer numerical control milling, digital assistant) e lavorare da remoto. Questo locale dovrebbe essere ospitato in in una struttura già esistente e abbandonata, opportunamente ristrutturata, in ottica di economia circolare, oppure in moduli prefabbricati hi-tech. “Sarebbe un luogo d’incontro, formazione e lavoro per isolani e per “nomadi digitali” che lavorano in remote working”, ha spiegato Riccardo Di Silvio.

Il team Itaca, composto da Tommaso, Marina, Francesco,  Paolo e Cecilia, si è concentrato sul contrasto della disoccupazione invernale sull’isola. Marettimo in inverno si spopola: restano circa 60 persone sull’isola, in media una per casa. Il progetto Thyme machine vuole migliorare le opportunità per i giovani dell’isola (sia quelli che non l’hanno mai lasciata, sia quelli che sono andati fuori per motivi di studio e lavoro, ma anche per le future generazioni) in modo tale da farli rimanere anche d’inverno. Il cuore del progetto si concentra sulla produzione e trasformazione di erbe aromatiche già presenti sull’isola, come il timo, coltivandole su terreni abbandonati. Oltre alla produzione sarebbe opportuno invitare ricercatori da tutta la penisola il mondo a studiare le erbe locali ed altre specie endemiche di rilievo. Queste attività non creano solamente un ritorno economico, ma hanno l’obiettivo di creare un maggiore coinvolgimento della comunità locale. “Si crea più beneficio da una natura protetta che da una natura sfruttata e impoverita”, ha spiegato Grammenos Mastrojeni, Segretario generale all’Unione per il Mediterraneo e docente del boot camp.

Il gruppo Scirocco, composto da Celeste, Mark, Marta e Francesca, ha elaborato una proposta alternativa all’uso della plastica sull’isola. L’uso di bottiglie di plastica è massiccio a Marettimo e comporta grandi problemi di smaltimento. Il progetto Meno plastica e più sostenibilità propone di utilizzare le abbondanti e purissime fonti naturali di acqua presenti sull’isola, tramite l’installazione di fontane di distribuzione (una è già presente sull’isola). Il progetto riguarda anche il mondo della ristorazione: verrebbero prodotte delle borracce termiche brandizzate che baristi, ristoratori e turisti riempirebbero. Questo abbatterebbe i costi di acquisto delle bottiglie di plastica tradizionali, comportando solo un costo minimo di acquisto iniziale della borraccia. 

“The A team”, composto da Potito, Ty ed Edoardo, si è invece concentrato sulla lotta all’erosione delle coste, prendendo ispirazione da Giovanna Febbraio, operatrice dell’Area marina protetta. La Posidonia oceanica, che davanti a Marettimo si estende in una prateria sul fondale marino di grandi dimensioni, è un protettore naturale delle coste perché ricopre  le spiagge selvagge dell’isola ma le coste si erodono comunque con il tempo. L’idea è utilizzare i gusci dei molluschi (soprattutto frutti di mare usati nei ristoranti), ridurli in granuli con un macchinario e spargerli  sulle spiagge locali, che del resto sono composte ampiamente, oltre che da ciottoli, da resti calcarei di organismi marini. “Utilizzare gli scarti dei molluschi in questo modo sarebbe una vera e propria innovazione, ma andrebbero adeguate le normative che ora li considerano rifiuti urbani mentre possono essere sottoprodotto”, ha spiegato Potito Ruggiero.

Fonte: Il Sole 24 Ore