I grandi leader sono quelli che rendono più forti chi li circonda

La foto a corredo di questo articolo non è stata scelta a caso. Al centro, insieme al figlio Andrea e circondato dai compagni di una vita, c’è Dino Meneghin, il più grande giocatore italiano di basket di tutti i tempi. Ma soprattutto la persona in grado di incarnare il vero significato della parola leader. Un termine molto utilizzato, e spesso abusato negli ultimi tempi, che viene abbinato a una lunghissima serie di caratteristiche che lo definiscono con precisione: abilità quasi infallibili, capacità di collaborazione, empatia, integrità, non conformità, rapidità di azione, capacità di valorizzare la diversità e di cogliere l’unicità dei propri collaboratori.

Sulla leadership sono state scritte montagne di libri, elaborate centinaia di ricette diverse, proposte infinite soluzioni per arrivare a sviluppare le migliori abilità che dovrebbero portare un manager a diventare, per l’appunto, un leader. Tutte utilissime e scientificamente valide, ma destinate a scontrarsi con una realtà incontrovertibile: ci sono cose che non si imparano, perché fanno parte di quello che siamo nel nostro intimo e che non possiamo modificare. E quando ci sforziamo di farlo, risultiamo inevitabilmente falsi agli occhi di chi ci guarda: costruiti, non genuini, costretti dalle regole a fare qualcosa che, in piena libertà, non faremmo per nessun motivo.

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I leader, i grandi leader, quelli veri, non sono così: hanno tutte le caratteristiche necessarie, ovviamente, e le coltivano con impegno e fatica, ma sono sempre e invariabilmente veri. Fanno quello che fanno con naturalezza, in modo spontaneo, senza calcoli opportunistici o costrizioni.

Dino Meneghin è stato un leader, un grande leader: e infatti lo è ancora oggi, quasi trent’anni dopo il suo ritiro. Meneghin è Meneghin: non “un” punto di riferimento, ma “il” punto di riferimento anche per chi è arrivato a calcare i campi da gioco dell’Nba. Amato dai compagni, rispettato dagli avversari.

Proviamo a definirne le caratteristiche, soprattutto per chi non lo conosce e non lo ha visto giocare, partendo da quello che “non” è stato: ha segnato molto ma non è stato il miglior realizzatore di sempre, c’era qualcuno che segnava più di lui. Ha preso montagne di rimbalzi, ma qualcuno è riuscito a fare meglio. Ha smistato moltissimi assist a favore dei compagni, ma anche in questo caso ci sono stati giocatori che hanno saputo superarlo in questa speciale classifica.

Fonte: Il Sole 24 Ore