Il modello Procida è già da esportare

Accesso alla cultura, co-creazione, patrimonio di comunità e produzione culturale: sono queste le quattro grandi sfide attorno a cui Matera Capitale Europea della Cultura 2019 ha lavorato e di cui, durante l’evento “Matera 2019 un giacimento di sfide”, se ne sono analizzati i principali risultati economici e sociali. La presentazione del Report di monitoraggio, realizzato da Fondazione Matera Basilicata 2019, è stata inoltre l’occasione per riflettere su cosa vuol dire co-produrre cultura in un territorio marginale: un paradigma, che a detta del ministro della Cultura Dario Franceschini, dal Sud può diventare modello per l’Italia e il cui testimone ora è passato nelle mani di Procida, che nel 2022 si appresta ad essere Capitale Italiana della Cultura.

Il progetto Procida che piace in Europa

Il progetto di sviluppo locale a base culturale di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 infatti è stato riconosciuto come buona pratica nell’ambito del programma di peer learning Cultural Heritage in Action del progetto European Framework for Action on Cultural Heritage promosso dalla Commissione Europea. Durante la sessione di lavoro internazionale, tenutasi a fine marzo nella città finlandese di Vantaa, Procida ha illustrato il metodo utilizzato per il coinvolgimento della comunità nella costruzione di un immaginario collettivo per il riutilizzo adattivo del patrimonio culturale, spinta immaginifica e perno attorno al quale ruota il dossier di candidatura.

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Procida Capitale italiana della Cultura non del turismo

Il 18 gennaio 2021, l’isola flegrea con poco più di 10.000 abitanti, è stata nominata Capitale italiana della Cultura 2022. Per la prima volta dall’istituzione di questa iniziativa nel 2015, il riconoscimento è andato a un piccolo borgo, invece, che a un capoluogo di provincia o di regione: un cambio di marcia, si spera, nelle politiche culturali nazionali che negli ultimi 30 anni si sono quasi esclusivamente orientate al potenziamento dei grandi attrattori. Come ci ha tenuto a precisare più volte Stefano Baia Curioni, presidente della Commissione valutatrice del MiC, Procida infatti non ha vinto per il numero di eventi previsti o per le sue innegabili bellezze, bensì per la sua trasversalità progettuale che pone la cultura alla base dello sviluppo sociale ed economico dell’isola da qui ai prossimi cinque anni. Una vittoria importante, insomma, che finalmente slega il concetto di Capitale della Cultura da quello meramente turistico, superando la preminenza dello straordinario sull’ordinario anzi riconoscendo il valore strutturale della cultura nei processi di crescita locale.

Vincono il processo e la comunità di territorio

Ne abbiamo parlato con Agostino Riitano, già project manager di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, direttore di Procida 2022 e fautore, insieme alla sua comunità e ai residenti di altri 36 Comuni siti in isole minori, del dossier di candidatura “La Cultura non Isola”.

Perché la vittoria di Procida continua a fare così tanto clamore?
La vittoria di Procida è stato il trionfo dell’utopia, un evento quasi epocale nell’ambito delle politiche culturali del nostro paese. Nel nostro caso non ha vinto il patrimonio culturale materiale, ma quello vivente: l’affermazione di una comunità di patrimonio che agisce e genera continuamente patrimonio culturale. Basti pensare che ad un certo punto, su base totalmente volontaria, sono iniziate ad arrivare e continuano ad arrivare delibere di sostegno da parte dei comuni del Sannio, dell’Irpinia ma anche di molte altre aree residuali del sud Italia. Nei primi 45 giorni dalla nomina, la notizia di Procida capitale è stata citata su 13.800 testate giornalistiche web, 90 articoli su edizioni cartacee, 40 servizi radiofonici e 5 servizi di copertina su magazine nazionali, oltre che le principali testate giornalistiche internazionali di 17 paesi tra cui il The Guardian, The Daily Mirror, Lonely Planet e Forbes. Una copertura mediatica a cui si aggiungono milioni di impression social, che testimoniano un grande coinvolgimento di un pubblico che in Procida ha visto una speranza di futuro: un approccio alla cultura che scavalca l’idea d’intrattenimento poggiandosi, invece, sulla sua capacità trasformativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore