Il nudo e le icone erotiche citazioniste di Helmut Newton

Antesignane di un tempo che sarà e che fu, le sue sono donne sempre bellissime, di carattere, sensualissime, disinibite, ingioiellate, eleganti, dominanti, consce del proprio ruolo, potenti. Ad illustrarle con filologica determinazione sono 300 le fotografie che al Kunstforum di Vienna illustrano l’ascesa di Helmut Newton dagli esordi berlinesi e australiani al blasonato pantheon della scena internazionale. L’esposizione Helmut Newton Legacy, concepita per celebrare il centenario dalla nascita del grande fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) la mostra ha subito un rinvio di due anni a causa del coronavirus, ma finalmente aperta, è visitabile fino al 15 gennaio 2023.

Crocodile

Se fin dalla prima sala d’esordio della mostra a colpire è il celebre Crocodile, (Pina Bausch Ballett, Wuppertal, 1983), con ritratto tra le fauci di un coccodrillo il corpo in realtà di un ballerino, dalle fattezze molto femminili, della compagnia della amatissima e celeberrima coreografa tedesca, sono i nudi di donna a descrivere la sapienza ritrattistica e descrittiva dell’artista. A partire da quello che fu è e resterà come uno dei più celebri nudi della fotografia, la foto di Charlotte Rampling all’hotel Nord-Pinus di Arles, del 1973. Donne in primo piano, molto spesso nude, maschi assenti o in sottofondo o a corredo, sono la cifra stilisitca che fin dagli esordi australiani caratterizzerà l’espressività di Newton. E fu così fin dagli esordi australiani, con la foto ritrovata nell’archivio del fotografo, scattata – forse in occasione di un matrimonio – a Melbourne nel 1955, con in primo piano il raffinato viso di una donna incorniciato da un grande cappello bianco e sullo sfondo un uomo davanti a una grande vetrata. I celebri nudi degli anni 80 sono ancora lontani,

Alfred Hitchcock e François Truffaut

Risalgono fin dagli anni ’70, quando Newton è già affermato a livello internazionale, le foto mirabilmente citazionistiche dei grandi registi amati dal fotografo, Alfred Hitchcock e François Truffaut prima di tutti e poi Michelangelo Antonioni e Fellini, con stupende modelle – eleganti e affascinanti come sempre – circondate da mistero, per le vie parigine, fra architetture industriali o circondate da paparazzi. E ancora, guardando sempre al cinema, le sue novelle Ann Darrow vedono stagliarsi la presenza inquietante sullo sfondo di un King Kong, simbolo di una mascolinità dominante in un fortino però ormai sotto attacco. Gli anni ottanta sono quelli del nudo, che anche qui però si fa artisticamente citazionista. Novello Goya, le sue donne sono ritratte in dittici prima vestite e poi nude (Sie Kommen Dressed, Sie Kommen Naked). Nei Big Nudes spogli corpi scultorei assumono posture michelangiolesche e sensualità fetish (Tied-up Torso, Ramatuelle, 1980, Big Nude III, Henrietta, Paris, 1981). Infine le ultime sale mostranouna lunga serie di celebri ritratti, con un giovane Mick Jagger, una struggente Romy Schneider a bordo letto, il nudo di Gianni Versace nella sua casa opulenta, le codine acconciature di Karl Lagerfeld, per mostrare in conclusione di percorso un’infilata di polaroid.

Erotismo raffinato

Commissionate o meno dalle edizioni francesi e italiane di Vogue (le più iconiche) o da L’Uomo Vogue e Max (le più innovative) Harper’s Bazaar, Vanity Fair o Elle, le sue foto sono sempre caratterizzate da un erotismo raffinato dai tratti più o meno sado-masochistici, per nulla misogine nonostante alcune critiche in merito di Susan Sontag, in grado di combinare e voyeurismo e sensualità, stile ed eleganza, con una critica tagliente – come i suoi polli squartati da mani ingioiellate – al consumismo e all’effimera mortale caducità soltanto celata dal lusso più sfrenato e paranoico. Di certo la sua interpretazione resta inconfondibile, e le sue fotografie costituiscono un passaggio imprescindibile nella narrazione dell’immaginario iconico del secolo passato. Curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, Berlin, questa bella mostra declina con precisione i passaggi fondamentali (e non solo) della poetica di Newton, aprendo squarci di limpida chiarezza sui percorsi autoriali che la definizione di “raffinata fotografia patinata” troppo frettolosamente rischia di celare dietro al glamour più internazionalmente celebrato.

Helmut Newton Legacy, Kunstforum, Vienna, fino al 15 gennaio 2023

Fonte: Il Sole 24 Ore