Il tramonto del monolocale: richieste in calo dopo il lockdown

Il monolocale? Sembra diventato il brutto anatroccolo del mercato immobiliare italiano. Non lo vuole più nessuno, o quasi. Di certo l’ultimo anno abbondante di pandemia ha cambiato i desiderata degli italiani in termini dell’abitare, perché lo stare chiusi, le limitazioni alle visite e agli spostamenti e tutti i divieti che conosciamo hanno fatto apprezzare le soluzioni abitative con grandi spazi, gli ambienti esterni, i giardini, i condomini con i servizi condivisi.

Le famiglie ora sono in cerca di case più grandi o stanno pensando a come ristrutturare le proprie per ricavare almeno una stanza in più. Quella stanza che avrebbe fatto comodo in lockdown e che è destinata a essere utilizzata in un mondo che va veloce verso lo smart working e il telelavoro, almeno per parte della settimana. Oppure, per chi proviene dal Sud, si è messo in moto un nuovo fenomeno, già denominato “South working”, che di fatto riporta nel Meridione le persone, vicino alle famiglie di origine, al buon vivere, a un minor costo della vita e in molti casi ad abitazioni di proprietà già dotate di buone dimensioni, perché al Sud, si sa, le dimore sono più grandi.

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A cantare il requiem ai monolocali sono gli stessi protagonisti del mercato. «Dal punto di vista della domanda immobiliare i cambiamenti sono sostanziali – spiega Roberto Busso, ad di Gabetti Property Solutions -. Il monolocale per me non esiste più come termine, piuttosto adesso userei studio alla francese, visto che ha assunto più funzioni. Per contro nelle case è tornato di moda il vecchio studio, ora da destinarsi allo smart working».

Sono stati i portali la vera cartina di tornasole del mercato, con reazioni chiare e immediate. «Il senso della limitatezza delle proprie abitazioni è stato dirompente già da aprile 2020 e le ricerche si sono subito dirette verso abitazioni più grandi, con spazi verdi o balconi e terrazzi – analizza Silvia Draghi, responsabile marketing di Casa.it -. A settembre abbiamo ripetuto la nostra survey, questa volta su 22mila persone: le tendenze di base ne sono uscite confermate, anche dopo l’estate, con il concetto di spazio al centro, spazi più grandi, spazi verdi e mq da dedicare allo smart working».

Il trend è d’altra parte condivisibile. Anche i ragazzi più giovani e persino i single preferiscono oggi condividere un appartamento grande piuttosto che ritrovarsi rinchiusi in 40 metri quadrati da soli. Gli studenti, d’ altra parte, in questo momento latitano dalle grandi città e anche loro, alla riapertura delle Università, si rivolgeranno al concetto dello sharing e della condivisione, perché forse mai come durante il Covid la solitudine ha fatto tanto paura. Il blocco del turismo si è poi abbattuto sui monolocali e sui piccoli appartamenti da affittare per le vacanze come una mannaia e gli sfitti di questa tipologia sono alti.

Fonte: Il Sole 24 Ore