Il viaggio di «Nous», un intenso documentario in apertura della Berlinale

Il cinema documentario è subito protagonista al Festival di Berlino: fin dalla prima giornata di questa anomala edizione on-line della kermesse tedesca, i “film del reale” hanno suscitato l’attenzione degli addetti ai lavori con «Nous», nuovo lavoro della regista francese Alice Diop.

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Figlia di genitori senegalesi, la regista classe 1979 ha dedicato la sua carriera ad analizzare la società francese contemporanea tramite l’occhio della sua cinepresa: tra i suoi lavori precedenti va ricordato anche il cortometraggio «Vers la tendresse», che ha ottenuto il César della categoria.Presentato all’interno della sezione Encounters (nata lo scorso anno e da subito dimostratasi una delle più interessanti del festival), «Nous» è un vero e proprio viaggio, che segue il percorso della linea RER B, che attraversa Parigi secondo un asse nord-sud con varie diramazioni. Il treno diventa metafora di un percorso attraverso gli spazi suburbani della città con l’intento di portarci a conoscere alcuni dei volti e delle storie che meglio la rappresentano.

Un film sullo sguardo

Fin dalla primissima immagine «Nous» gioca subito a carte scoperte, posizionandosi immediatamente come un film sullo sguardo (non solo della regista, ma anche di noi spettatori): un uomo guarda con un binocolo in direzione di un bosco, anticipando quella matrice osservativa che la pellicola prenderà per tutta la sua durata.Probabilmente il progetto più ambizioso della carriera di Alice Diop, «Nous» è un film che colpisce per come colga l’importanza del filmare come atto per testimoniare la condizione umana e le sue difficoltà, ma anche come modo per mantenere viva la memoria del passato (si gioca anche con lo stile dei filmati amatoriali e familiari). Forse le quasi due ore di durata sono un po’ eccessive per un prodotto come questo, ma i tanti esempi proposti danno vita a un quadro sfaccettato e variegato sulle differenze della società francese di oggi, sulle diverse necessità per ogni fascia di età e sulle discriminazioni ancora presenti.

La struttura è frammentata e il risultato è un mosaico di volti e parole che, ricomposto, dà vita a una panoramica di grande interesse.

Fonte: Il Sole 24 Ore