Il «work life balance» del futuro ridisegnerà i modelli aziendali

Qualche anno fa, molti candidati decidevano di cambiare lavoro (o valutavano una nuova opportunità di lavoro) anche per un miglior work life balance . Se analizziamo ciò che è accaduto negli ultimi mesi – e viste le prospettive anche per i prossimi – viene da chiedersi di quale work life balance ormai stiamo parlando. Se torno con la mente solo a gennaio 2020 e rifletto sui racconti delle persone durante i colloqui, mi rendo conto che c’era l’evidente ricerca di un bilanciamento migliore tra le ore passate a lavorare e le ore dedicate a se stessi e alla famiglia.

E la richiesta di questo migliore bilanciamento si concretizzava, per esempio, in tragitti casa – ufficio più brevi, nella possibilità di restare a casa un giorno a settimana, di poter lavorare a distanza in caso di necessità o di avere a disposizione qualche ora libera durante la settimana, quando possibile. Nulla di veramente sconvolgente, quindi. Potremmo riassumere tutte queste richieste con la possibilità di avere un certo margine di flessibilità per gestire una parte del proprio tempo in autonomia.

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A pensarci con il senno di poi, erano tutte micro azioni che ogni azienda avrebbe potuto implementare senza troppa fatica e avendo in cambio un buon ritorno di soddisfazione dei propri dipendenti. Ma sembravano in molti casi dei muri di Berlino invalicabili: per quasi tutti, il lavoro si poteva svolgere solo in ufficio e solo dalle 9.00 alle 18.00. Con l’arrivo del lockdown e con la chiusura degli uffici, delle scuole e degli spazi comuni abbiamo tutti provato l’ebbrezza di quello che molti hanno definito – erroneamente in certi casi – smart working.

Abbiamo smesso di prendere l’auto o i mezzi pubblici, sono state bandite le riunioni interminabili in ufficio (sostituite da chiamate o video-chiamate, all’inizio interminabili anche quelle) e abbiamo iniziato ad avere più tempo per la nostra casa e per noi stessi: c’è chi ha studiato una lingua nuova, chi ha fatto corsi di management, chi ha imparato a cucinare, chi ha ripulito la propria abitazione da cima a fondo. Tutti ci siamo abituati a stare nelle 4 mura domestiche e a molti questa situazione, per un certo periodo, è veramente piaciuta.

Ma ora, con la prospettiva di una riapertura delle varie attività e con il ritorno a una vita più o meno normale, come viene vissuto questo tempo misto, così confuso tra vita personale e vita lavorativa? Non possiamo dimenticare che in alcuni nuclei familiari uno dei due genitori si è fatto carico della gestione dei figli, delle lezioni a distanza, dei compiti e del loro tempo libero. I dati semestrali dell’Inps ci dicono che molte donne hanno abbandonato il proprio lavoro negli ultimi mesi, mentre molte altre stanno facendo salti mortali per tenere tutto in piedi.

Fonte: Il Sole 24 Ore