In Campania, Calabria, Liguria, Puglia, Basilicata e Sicilia meno del 30% dei bambini fino ai due anni frequentano il nido

In Campania, Calabria, Liguria, Puglia, Basilicata e Sicilia meno del 30% dei bambini fino ai due anni frequentano il nido

Una delle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione in Italia e del calo delle nascite è quella che si riduce il divario tra potenziali utenti dei nidi per la prima infanzia e i posti disponibili ma queste soluzioni, sottolinea l’Istat nel Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) 2024 pubblicato giovedì 13 novembre, non sono per tutti. In Campania, Calabria, Liguria, Puglia, Basilicata e Sicilia meno del 30% dei bambini di 0-2 anni frequentano il nido.

Le asimmetrie a livello territoriale

Nell’anno educativo 2022/2023 sono stati attivi 14.031 servizi per la prima infanzia, con oltre 366 mila posti autorizzati (poco meno della metà a titolarità pubblica). Il divario tra i potenziali utenti e i posti disponibili nei nidi, osserva l’ente statistico, si riduce gradualmente, ma persistono differenze consistenti dal punto di vista territoriale. La frequenza dei bambini tra 0 e 2 anni ricalca la distribuzione delle strutture disponibili sul territorio, caratterizzata da ampie carenze nel Mezzogiorno, a eccezione della Sardegna. Nel triennio 2022-2024, ha frequentato i servizi per l’infanzia il 35,2% dei bambini tra 0 e 2 anni (3,5 punti percentuali in più rispetto al triennio 2021-2023). Più della metà delle regioni ha superato il target europeo del 33% previsto per il 2010; Sardegna ed Emilia-Romagna superano anche il target del 45% previsto per il 2030. In Campania, Calabria, Liguria, Puglia, Basilicata e Sicilia meno del 30% dei bambini di 0-2 anni frequentano il nido.

Il criterio della condizione lavorativa dei genitori

Oltre alle asimmetrie territoriali, le differenze di accesso ai servizi per la prima infanzia sono legate alla loro forte connotazione come strumento di conciliazione vita-lavoro. Il criterio maggiormente utilizzato dai comuni per definire le graduatorie di accesso al nido è la condizione lavorativa dei genitori. I bambini con entrambi i genitori occupati frequentano il nido, infatti, in misura nettamente superiore rispetto ai bambini con nessuno o un solo genitore occupato, monogenitori inclusi (50% contro il 25,8%).

Altre condizioni, come lo svantaggio economico della famiglia, sono considerate per la formazione delle graduatorie solamente da una minoranza di comuni. Sono iscritti al nido il 46,4% dei bambini con genitori laureati, il 33,1% di quelli con genitori con un diploma superiore e il 20% di quelli con genitori con al massimo la licenza media: per i primi il valore è più del doppio degli ultimi. Lo svantaggio economico delle famiglie, la non occupazione di un genitore e la cittadinanza straniera si associano a una minore frequenza del nido. All’età di 4-5 anni, quasi tutti i bambini sono inseriti nei percorsi educativi. Nell’anno scolastico 2023/2024, la quota dei bambini di questa età che hanno frequentato la scuola dell’infanzia o il primo anno di scuola primaria è risalita al 95,0% (era 92,8% nel 2020/2021), con valori più bassi al Centro (92,5%) e più alti al Sud (98%).

Fonte: Il Sole 24 Ore