Italia vs Francia, la competizione internazionale sull’esportazione

Il confronto è presto fatto, nella circolazione internazionale dell’arte i valori illustrano il concetto di concorrenza: il Musée d’Orsay di Parigi ha potuto acquistare l’importante dipinto impressionista di Gustave Caillebotte (1848-1894) grazie al gruppo del lusso LVMH, che ha pagato 43 milioni di euro (46,7 milioni di dollari) per l’opera. La tela «Partie de Bateau» (1877-78) esposta il 30 gennaio al museo di Parigi – che ha budget per le acquisizione ha 3 milioni di euro – proveniva dai discendenti di Caillebotte (a sua volta collezionista di opere dei colleghi impressionisti Monet, Renoir, Manet, Cézanne, che donò prima della sua morte a 45 anni allo stato francese, primo nucleo di opere del Musée d’Orsay, aperto nel 1986). Il capolavoro impressionista era ancora in mani private: il fratello Martial Caillebotte ereditò 175 opere dell’artista e gran parte del suo lavoro è rimasto nelle mani dei suoi discendenti e solo un frammento è finito nei musei francesi. Classificato “Tesoro nazionale” dall’ex ministro della cultura francese Franck Riester nel gennaio del 2020, e rifiutata l’autorizzare all’esportazione per il suo maggiore interesse per il patrimonio nazionale, lo Stato aveva 30 mesi di tempo per comprarerlo. L’acquisizione è stata resa possibile dalla legge sui “Tesori Nazionali”, il Ministero della Cultura ha chiesto il contributo del gruppo LVMH. “La Francia produce ed esporta le migliori opere impressioniste. Non sorprende quindi che i più grandi musei di tutto il mondo facciano a gara per attirare le opere più belle e quelle di Gustave Caillebotte ”, ha proseguito Rima Abdul Malak. Grazie a questa acquisizione, “Partie de bateau” rimane quindi sul territorio francese, diventando, secondo il ministro, “ uno dei gioielli delle collezioni nazionali “.

«Riuscire a mantenere il dipinto in Francia ha rappresentato “una bella vittoria”, grazie al patrocinio di LVMH – ha dichiarato l’attuale Ministro della Cultura, Rima Abdul Malak. Dal canto suo Jean-Paul Claverie, consigliere di Bernard Arnault, presidente e ceo di LVMH conferma: “Oggi siamo felici che questo mecenatismo consenta a uno degli ultimi capolavori dell’Impressionismo ancora in mani private di rimanere in Francia e venire ad arricchire le collezioni del Musée d’Orsay “.

Istituito con la legge del 4 gennaio 2002 relativa ai musei di Francia, questo sistema che consente di promuovere l’acquisizione di grandi opere da parte dello Stato e per una collezione pubblica, apre il diritto ad una riduzione dell’imposta dovuta sulle società dal 90% nel limite del 50%. «Riuscire a mantenere il dipinto in Francia ha rappresentato “una bella vittoria”, grazie al patrocinio di LVMH – ha dichiarato il ministro della cultura francese, – sono lieto che questo capolavoro arricchisca il nostro patrimonio e sarà mostrato in diverse città in tutta la Francia. È la prima volta che un’iniziativa del genere viene organizzata per un tesoro nazionale». L’opera sarà esposta per celebrare il 150° anniversario della nascita dell’impressionismo, la cui prima mostra fu aperta nel 1874 al 35 Boulevard des Capucines a Parigi. L’opera tornerà poi ad Orsay nell’autunno del 2024 per una grande mostra Caillebotte, con prestiti eccezionali dei più grandi musei americani come il J. Paul Getty Museum e l’Art Institute of Chicago che possiede, tra l’altro,«Rue de Paris, temps de pluie».

La circolazione in Italia

La partecipazione alle aste italiane di una clientela proveniente dai mercati internazionali ha posto in tanti casi il problema dell’esportazione delle opere acquistate. Nonostante gli interventi alla legislazione con il Ddl Concorrenza (Legge 4 agosto 2017, n. 124), contenente le nuove norme relative all’esportazione di opere d’arte (art.1, commi 175 e 176), le semplificazioni non sempre ci sono state, dichiarano i responsabili delle case d’asta italiane. Per tante la criticità sulla circolazione internazionale delle opere continua ad essere rilevante: si segnalano le lunghe attese per avere gli attestati di libera circolazione e il rischio di vederli negati dopo l’acquisto, «nonostante ci sia possibilità di avere permessi per le opere vendute al di sotto dei 13.500 euro» spiega Antonio De Crescenzo direttore di Babuino. «Le lentezze burocratiche delle Sovrintendenze sono peggiorate nell’ultimo anno con un restringimento del mercato italiano», per via anche di un organico degli Uffici Esportazione e delle Sovrintendenze sempre più ridotto. «La situazione è molto complessa – fa eco Andrea Ansuini, auction manager di Ansuini Arte -, i compratori internazionali, seppur ormai a conoscenza della situazione, alla fine tendono a stancarsi e preferiscono acquistare in altre nazioni». Per Filippo Bolaffi, amministratore delegato Aste Bolaffi: come per gli scorsi anni la situazione anche nel 2022 resta disastrosa. «In sede di Associazione nazionale delle case d’asta (Anca Aste) l’argomento è molto vivo e l’applicazione della normativa sembra generare malcontento» riferisce Memmo Grilli di Blindarte. «Le criticità relative alla circolazione internazionale delle opere restano – conferma Sonia Farsetti, presidente della Anca e titolare della casa d’asta Farsetti -. Di certo la lunghezza delle procedure burocratiche in materia di esportazione che persiste, in aggiunta al sistema legislativo non allineato a quello degli altri paesi europei, non aiutano il mercato italiano a porsi in posizione concorrenziale su quello internazionale». Spiega la direttrice de Il Ponte, Rossella Novarini: «Da quando è stata approvata la legge 124 del 4 agosto 2017, “Legge Concorrenza”, si sono susseguiti una serie di decreti per cercare di modificarla e uniformarla al mercato europeo. Nel 2020, ad esempio, è stata introdotta la “soglia di valore” che avrebbe permesso di esportare liberamente all’estero opere inferiori a 13.500 €. Tuttavia, le criticità purtroppo persistono e non ci sono stati particolari progressi nell’ammorbidire le cavillosità legislative, burocratiche e il carico sulle Soprintendenze. In Italia il mercato dell’arte è stato fortemente penalizzato nella circolazione delle opere, soprattutto rispetto alle normative degli altri paesi europei, dove esistono soglie temporali, di valore, di qualità e regole che agevolano fortemente il libero scambio senza penalizzare in alcun modo il patrimonio artistico della propria nazione».

Un vademecum

Pesa l’incertezza e la ricorrente aleatorietà delle ragioni con cui viene decisa l’importanza artistica di un’opera con conseguente diniego all’esportazione di beni privati, fanno eco Giorgio e Gherardo Rusconi, fondatori di Capitoliumart. «Di fatto la notifica ha un effetto depauperante sul valore del bene, incidendo talvolta con una riduzione dal 50% al 70% rispetto al valore pre-notifica» spiegano. «Del resto, l’impostazione protezionistica delle nostre leggi pur condivisibile negli intenti, sta nuocendo alla visibilità dei nostri artisti nel mondo» affermano gli esperti di Finarte. Pietro De Bernardi, ad di Pandolfini, propone: «un vademecum per i funzionari delle soprintendenze al fine di rendere il più oggettivo possibile il giudizio sulla possibilità di esportazione o meno di un’opera e la concessione o meno dell‘export licence con una maggiore rapidità».

Fonte: Il Sole 24 Ore