La crisi colpisce il tessile italiano con cessioni e rischi di chiusure
«Questo investimento rafforzerà ulteriormente l’impegno delle nostre aziende verso l’innovazione, le pratiche sostenibili e la salvaguardia del tradizionale know-how tessile – notano Lorenzo e Michele Modiano, figli del fondatore Giuseppe Modiano -. Essendo entrambe aziende a conduzione familiare, sentiamo un forte senso di appartenenza a ciò che facciamo, il che ci dà la capacità di pianificare a lungo termine, impegnandoci a costruire e migliorare il lavoro delle generazioni precedenti»,
Passando dalla lana alla seta, si apre un caso più doloroso, o meglio, si riapre: è dal 2017, infatti, che la storica azienda Canepa attraversa periodi di profonda crisi e destabilizzanti cambi di proprietà. Dopo un rilancio iniziato nel 2021 con l’ennesima cessione, al fondo Muzinich e a Invitalia, con quote rispettivamente del 70% e del 30% del capitale, pochi giorni fa l’azienda di San Fermo della Battaglia ha dichiarato che sarà messa in liquidazione entro la fine dell’anno, a causa, come si legge in una nota del cda, «del perdurante andamento negativo dei risultati economici, in un quadro generale di mercato molto critico».
Oltre allo stabilimento di San Fermo, Canepa ne possiede uno a Lurate Caccivio, sempre nel comasco, e una tessitura a Melpignano, in provincia di Lecce. I posti di lavoro a rischio, solo a San Fermo, sono oltre 150.
Anche in questo vicenda la protagonista è un’azienda con una lunga e gloriosa storia, che inizia nel Settecento. Sembra che dove si trova oggi lo stabilimento principale ci fosse una distesa di gelsi, necessari per la sericoltura. Nel secondo dopoguerra, poi, Marco Canepa aveva rilevato la Serica Lombarda, coinvolgendo i tre figli. Uno di questi, Giovanni, litigò con le sorelle e fondò la sua azienda, la Canepa di oggi, dove entrò appena diciannovenne uno dei suoi figli, Michele, studente di economia.
Dopo averla fatta crescere e apprezzare dalle griffe più importanti, salita a terza stella del distretto comasco insieme a Ratti e Mantero, i Canepa si divisero ancora: alla fine degli anni Novanta Michele lasciò l’azienda e prese la guida di Taroni, altro storico nome dell’industria serica comasca, mentre alla guida di Canepa restò la sorella Elisabetta. Michele Canepa, però, nel 2019 si riavvicinò a San Fermo della Battaglia quando vide che l’azienda di famiglia stava scricchiolando, dopo la cessione, l’anno precedente al fondo Dea Capital. Così la riacquistò, al 100%. Nel 2021, poi, Canepa aveva ricevuto un’iniezione di capitale da 18 milioni di euro (9 da Muzinich, 5 da Invitalia e 4 da Michele Canepa), e contestualmente aveva lanciato un ambizioso piano di rilancio, che purtroppo non ha avuto successo.
Fonte: Il Sole 24 Ore