La ricetta dell’eternità: una chiave di volta per guardare al futuro

Ho pensato che i dettagli – per davvero – fanno la differenza, in grado perfino di tramutare un insieme casuale di parole in un libro, una manciata di passi in una danza, un tombino in un’opera d’arte. Sono loro, i piccoli gesti e le cure spicciole, che ci fanno sentire parte di qualcosa di grande, più grande di noi, in grado di proteggerci ma anche di raccontarci, di ampliare i nostri confini ed orizzonti. Ecco qual è il senso di investire nei dipendenti, nel loro valore umano, nella costruzione e nella custodia della loro serenità, nella ricerca della bellezza, nell’inclusività dinamica.

2) Quando i contrasti convivono.
Oltre le colonne di Jerash antica, sorgono i palazzi della cittadella nuova: una distesa di edifici squadrati, disposti su file doppie e quadruple, un’accozzaglia di cemento stesa a macchia d’olio in totale discontinuità con il sito archeologico. È un contrasto tangibile, specchio rivelazione di una contemporaneità che non guarda in faccia niente e nessuno. “Chissà com’era senza tutta questa bruttura”, ho sussurrato. E Andrea mi ha prontamente risposto: “anche all’epoca di massima bellezza di Gerasa, oltre il cuore della città, sorgevano case popolari e baracche. E la vista era molto simile a questa”.

Non mi ero resa conto che anche il passato avesse i suoi contrasti inspiegabili e le sue contraddizioni, non così forti, non così palesi. Siamo abituati a guardarci indietro, ad ammirare e rimpiangere i tempi andati come età dell’oro passate e disperse. Ma i contrasti sono da sempre e torneranno, abitano il nostro mondo senza sosta, ci ricordano che l’uomo si ripete sempre identico a se stesso ma anche sempre più consapevole e in trasformazione. C’era forse meno cemento, ma non meno persone e meno vita.

L’antica Jerash, con i suoi infiniti contrasti, evoluti nel tempo e mai del tutto scomparsi, ci mostra le anime che convivono anche dentro di noi, nelle nostre città, nelle nostre aziende: quel desiderio continuo di separare male e bene, giusto e sbagliato. L’età dell’oro è nelle nostre mani, siamo noi Re Mida ogni volta che scegliamo un’offerta da un partner, che facciamo la spesa, che preferiamo andare a piedi e non in autobus.

3) L’Eternità non esiste.
Ma allora, qual è la ricetta dell’eternità? Andrea Angelucci afferra il suo taccuino, siede a terra e disegna. Con pazienza, seleziona le sfumature, acquerella le linee, riporta fedelmente ciò che vede, studia centimetro per centimetro la struttura che sorge dinanzi a lui (da molto più tempo di lui). La ricetta dell’eternità – credo io – inizia da qui: dal considerare, dal trarre giù dall’Olimpo alla terra le strutture che ci sembrano inarrivabili, da una progettazione dinamica e duttile che nasce da un’osservazione attenta e precisa.

Fonte: Il Sole 24 Ore