La Ue insiste sui negoziati ma prepara contromisure ai dazi Usa
BRUXELLES – Dinanzi all’ennesimo ricatto negoziale da parte del presidente Donald Trump, l’Unione europea ha deciso di affidarsi ancora una volta alle trattative diplomatiche, pur di evitare una guerra commerciale in piena regola. Ieri, i ministri europei del commercio hanno dato il loro appoggio alla strategia della Commissione europea: negoziare con Washington, ma nel contempo finalizzare un pacchetto di nuove contromisure.
I dazi del 30% sulle merci europee annunciati dal 1° di agosto in poi per bocca del presidente Trump sono «inaccettabili e ingiustificati», ha spiegato ieri il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen dopo una riunione ministeriale qui a Bruxelles. «I Ventisette sono uniti sia nel desiderio di raggiungere un accordo con Washington entro la nuova scadenza del 1° agosto sia nella volontà di preparare contromisure robuste e proporzionate».
Parlando nella stessa occasione, il commissario al Commercio Maroš Šefčovič ha avvertito che dazi del 30% avrebbero «un enorme impatto sul commercio» tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. «Sarebbe quasi impossibile continuare a commerciare come siamo abituati a fare nelle relazioni transatlantiche». L’annuncio del presidente americano è giunto sabato mentre le parti stavano negoziando un accordo di principio per evitare una guerra commerciale.
Pur di trovare una qualche forma di accomodamento, la Commissione europea ha confermato ieri l’intenzione di rinnovare la sospensione dei contro dazi comunitari in risposta alle tariffe americane su acciaio e alluminio. La scelta di dare ancora una volta il beneficio del dubbio alla Casa Bianca può sorprendere coloro che si aspettavano da parte dell’Unione europea un atteggiamento più combattivo, e meno compromissorio, dopo le numerose scelte ricattatorie della Casa Bianca.
In verità, a Bruxelles e in molte capitali c’è il timore di scatenare da parte americana scelte estreme che potrebbero rimettere in discussione il rapporto transatlantico, oltre che la stabilità economica. Al tempo stesso, il commissario Šefčovič ha notato ieri che «rispetto a precedenti discussioni il tono tra i ministri si è irrigidito». C’è la consapevolezza, nel caso di mancato accordo, di dover «proteggere posti di lavoro e attività economiche». L’ipotesi di sanzionare anche i servizi americani, oltre che le merci, «è sul tavolo».
Fonte: Il Sole 24 Ore