Lambrusco Ceci ampia l’offerta grazie alla svolta digitale (e al design)

«Se prima dell’estate 2020 mi avessero pronosticato una perdita del 50% sull’anno ci avrei messo la firma senza esitazioni». E invece l’annus horribilis del Covid non si è trasformato in una catastrofe per Ceci 1938 – riferisce Alessandro Ceci, enologo e ceo – perché grazie alla forza del brand e ad un ripensamento multicanale la storica azienda del lambrusco ha retto al colpo lasciando sul terreno solo un 7-8% del fatturato rispetto al 2019.

Obiettivo qualità sul canale digitale

«Come famiglia storica, siamo tra le aziende leader di mercato nel lambrusco di qualità – evidenzia il ceo –. Una precisazione essenziale, perché se il lambrusco si gioca con il prosecco lo scettro di vino italiano più amato nel mondo, è altrettanto vero che ha fatto il percorso inverso ed è stato troppo spesso banalizzato come la ‘red coke’ italiana. Eppure ha un potenziale pazzesco: è frizzante, profumato, morbido ed è un rosso che si beve freddo. Ecco, negli ultimi 25 anni noi abbiamo 2lavorato per far diventare ‘figo’ il lambrusco».

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Il focus su qualità e brand si è rivelato essenziale in tempo di pandemia. «Come tutte le realtà focalizzate sull’horeca (bar e ristoranti, ndr) abbiamo sofferto un calo di vendite con il primo lockdown – dice Ceci –. Prima del Covid la grande distribuzione rappresentava la metà del fatturato e il mercato online era quasi inesistente. Inoltre il 20% dei ricavi veniva dall’export (in primis Europa, Giappone, Usa, Cina). La pandemia ha cambiato tutto: il buon lavoro sul brand ha consentito un sensibile aumento nelle vendite in gdo, in enoteche e gastronomie. È stato quasi sorprendente»

Parallelamente è esploso l’online, ma senza e-commerce interno. «Il nostro Otello, uno dei prodotti leader in fascia premium, senza far nulla è diventato uno dei primi 5 vini più venduti in Italia sulle piattaforme specializzate – prosegue il ceo – dato che queste avevano investito su aziende che potevano risultare interessanti. Noi lo abbiamo dato a tutti ed è stato un boom. I volumi sono triplicati».
Il risultato è nei numeri: volumi in flessione dell’8% circa, quasi un milione di ricavi in meno rispetto agli 8,6 milioni del 2019, ma allo stesso tempo Ebitda raddoppiata.

«Il blocco globale non ci ha permesso di organizzare viaggi commerciali e fiere, con un taglio significativo dei costi – chiarisce Ceci –. Questo ha avuto un impatto positivo sugli utili. E in qualche modo la situazione tragica ci ha fatto capire che il mondo è cambiato e non tornerà come prima». Non significa però abbandono dell’horeca, che rappresentava e rappresenta un canale portante per l’azienda emiliana.
«Abbiamo considerato una priorità il supporto alla ristorazione, che ha vissuto un anno drammatico – conclude –. Abbiamo dato grande flessibilità nei pagamenti, senza pressione. E siamo pronti a sostenerli alla ripartenza che sembra vicina, anche se è legata strettamente all’andamento della campagna vaccinale. Poi tutta la liquidità che può esser immessa nel sistema, in forma di ristori o finanziamenti per il rilancio, sarà essenziale».

Fonte: Il Sole 24 Ore