Lavoro da remoto? Scopriamo quanto vale oggi una riunione “dal vivo”

1) Dovremo cominciare a “vendere” le riunioni, a spiegarne il valore aggiunto, a farne sentire il bisogno a persone sempre più stressate da mille stimoli. Lo facciamo già con le persone che non conosciamo personalmente, dovremo iniziare a preoccuparci di questa dinamica anche con colleghi, clienti e partner abituali, con persone cioè di cui finora davamo per scontato il “sì, ok vediamoci”. Saremo chiamati ad andare oltre il classico “dai ci prendiamo un caffè e facciamo il punto”. Un invito così generico potrebbe non bastare più. Diventerà necessario sedurre il nostro interlocutore anche per una chiacchierata informale, intercettando i suoi bisogni egoistici e promettendogli valore e benefici.

2) Dovremo cominciare ad accettare di essere declassati in alcuni momenti a contatto “di serie B”, da “liquidare” via mail o telefono o videocall, e reagire con opportune strategie di escalation: parto da un canale di comunicazione meno diretto e mi costruisco un percorso di avvicinamento che mi porterà all’incontro in presenza. Finora lo facevano soprattutto le figure commerciali; nel mondo del lavoro remotizzato tutti saremo chiamati a questa scalata anche col collega che fino a ieri vedevamo regolarmente alla macchinetta del caffè. Ovviamente questo significherà imparare a gestire con maestria la comunicazione scritta della mail, quella telefonica, quella in videoconferenza.

3) Dovremo cominciare ad interpretare gli incontri professionali dal vivo sempre di più come performance, più ordinati, più essenziali, meno “assemblee di condominio” o “pranzo della domenica”. La parola chiave diventerà preparazione. Preparare sempre più scrupolosamente tempi, contenuti, proposte, obiezioni e controbiezioni. Preparare forse addirittura la parte più informale, le piccole confessioni personali, le digressioni, lo “small talk”.

E l’umanità dei nostri dialoghi? Le emozioni impreviste, l’improvvisazione, le componenti più significative delle nostre interazioni. Ovviamente non ci abbandoneranno grazie al cielo, anzi l’empatia e l’intelligenza relazionale diventeranno ancora più preziose perché grazie a queste sensibilità capiremo quando accelerare la chiusura di un incontro, quando non sarà il caso di toccare un certo argomento, quando ci potremo permettere una battuta in più.

Possiamo anche far finta che nulla sia successo, che la tecnologia e la pressione dei risultati non ci abbia cambiati, che raccogliere un invito a vedersi rimanga unicamente un fatto di educazione e civiltà. Tuttavia resta il fatto che gli altri hanno meno tempo per noi e si distraggono molto più facilmente di quanto accadesse anche solo pochi anni fa.

Fonte: Il Sole 24 Ore