Lo stile di vita sostenibile regge alla crisi, Italia in testa

Nel libro «Possiamo salvare il mondo, prima di cena» Jonathan Safran Foer scriveva che la crisi climatica è anche una «crisi della nostra capacità di credere». Di pensare che sia un pericolo reale, tale da indurre ad apportare cambiamenti rilevanti nei comportamenti quotidiani.

Circa quattro anni dopo, la prova del nove per uno stile di vita attento all’ambiente arriva grazie al clima di instabilità economica, sociale, geopolitica. Una sorta di stress test, che ha contribuito a mettere a fuoco alcuni elementi: gli italiani sono tra i più preoccupati per le fragilità del pianeta e, di conseguenza, sono campioni di comportamenti sostenibili. Poi, allargando il raggio, che in un clima di preoccupazione generalizzata per il futuro a breve termine e per l’aumento dei prezzi, cresce l’attenzione alla sostenibilità, si consuma “meglio” invece che “di più”.

È quanto emerge dall’ultimo EY Future Consumer Index, commentato in anteprima per Il Sole 24 Ore del Lunedì, elaborato a ottobre 2022 su un campione di 21mila rispondenti di 27 nazioni. Mettendo il nostro Paese sotto la lente, gli italiani spiccano fra quelli più preoccupati per l’ambiente (sono il 74% contro il 65% globale), si aspettano che il cambiamento climatico peggiorerà nei prossimi sei mesi (63% contro 43%), affermano che acquistare e comportarsi in modo più sostenibile sia un principio fondamentale della propria vita (59% contro il 53%), acquistano in base all’impatto ambientale (65%).

Comportamenti concreti

Entrando nel merito, Stefano Vittucci, retail & consumer products leader di EY in Italia, sottolinea che «in tutte le cinque edizioni del rapporto, l’Italia si posiziona fra i leader della classifica europea e non solo, con comportamenti concreti: risparmiare energia e acqua, ridurre le emissioni e i viaggi aerei, riciclare e riutilizzare prodotti e imballaggi dopo l’uso, acquistare in base all’impatto ambientale ed etico dei prodotti, diffondere questo tipo di azioni. Pochi i comportamenti in controtendenza: dieta a base vegetale (21% in Italia, contro il 29% europeo) e compostaggio dei prodotti (38% in Italia, contro il 55% europeo)».

Vittucci spiega che «dall’indagine, ripetuta trimestralmente da maggio 2021, si legge un’accelerazione globale dei comportamenti che hanno meno impatto sull’ambiente, come un limitato consumo di latticini e carne (dal 45% al 50%), l’utilizzo dei mezzi pubblici (dal 51% al 56%) mentre sempre molto alti rimangono gli sforzi legati al risparmio di energia e acqua (92%), il riciclo dei prodotti dopo l’uso (88%), la scelta di non usare l’auto per viaggi brevi (52%)». Secondo Vittucci, è interessante osservare la prospettiva a tre anni, che mostra una chiara intenzione a implementare in futuro quel che non si riesce a fare oggi, come il passaggio a un’auto alimentata da energia rinnovabile: il 32% afferma che intende farlo entro tre anni.

Fonte: Il Sole 24 Ore