Nella sfida delle maglie vincono Francia e Germania, ma l’Italia sogna il podio

Niente sconti. Certo, qualcuna avrà perso un po’ di appeal, perché eliminata già al primo turno di questi Europei. Ma il valore, quello no. Perché si sa, la maglia di una squadra di calcio aderisce a pelle e cuore, è qualcosa che si sovrappone, fino quasi a identificarsi, alla sfera emotiva e passionale di ogni tifoso. Un bene rifugio, insomma, che non si svaluta mai, e che anzi acquista valore col tempo, arricchito di altre emozioni e ricordi. Non sorprenda allora che – secondo i dati Sponsor-Globe di Nielsen Sport – le 24 maglie presenti a Euro 2020 valgano complessivamente 238 milioni di euro (tenuto conto della somma totale dei corrispettivi annuali dei contratti di fornitura). Numeri inevitabilmente destinati a lievitare soprattutto per chi alzerà al cielo il trofeo continentale, nella notte dell’11 luglio a Wembley.

La partita dei brand

I fornitori tecnici presenti a Euro2020 sono 6: le Nazionali vestite Nike sono 9; quelle Adidas 8; seguono Puma (4, tra cui gli azzurri), Hummel, Jako e Joma (una a testa). Di fatto Nike e Adidas assorbono l’86% del valore delle sponsorship tecniche dell’Europeo. Nulla di sorprendente, trattandosi dei due colossi del settore, che affiancano alla potenza del brand una rete distributiva fatta di negozi e punti vendita monomarca in franchising ben radicata nei principali Paesi continentali.

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Più soldi alle big

Come pressoché normale che sia, sono le rappresentative delle principali leghe e federazioni europee a meglio capitalizzare il brand legato alla maglia della Nazionale. Ecco allora che la Francia campione del mondo in carica riceve da Nike 50,5 milioni di euro a stagione, appena qualche spicciolo (si fa per dire…) in più rispetto a quanto l’Adidas garantisce alla Germania (50 milioni). Più staccata l’Inghilterra (37 milioni da Nike), poi ecco l’Italia (22 da Puma) e la Spagna (20 da Adidas). Distanziata dalla nobiltà calcistica continentale ecco la borghesia, pur ben rappresentata dal Portogallo detentore del trofeo, dall’Olanda e dalla Russia, insomma una fascia media che si attesta intorno ai 10 milioni annui, in una graduatoria che in “zona salvezza” trova la Turchia (circa 3,5 milioni annui) e in fondo la Macedonia del Nord e la Finlandia, che si attestano intorno al mezzo milione di euro.

Azzurri dal felino verso le tre strisce

Italia che quindi vanta un più che apprezzabile quarto posto europeo (che speriamo possa essere qualcosa di decisamente di più, invece, sul campo…), e il quinto a livello mondiale, visti i 31,6 milioni di euro che la Nike garantisce al Brasile, che vince nettamente la partita commerciale con l’Argentina, che ricava dalla propria maglia albiceleste 11,9 milioni di euro da Adidas. E proprio il celebre marchio teutonico delle tre strisce sarà il nuovo sponsor tecnico dell’Italia dopo Qatar 2022. Il contratto, che partirà dal 1° gennaio 2023, dovrebbe garantire agli Azzurri tra i 30 e i 40 milioni, quindi l’aggancio ai Leoni d’Inghilterra. Un bel salto, se si pensa che la maglia della nazionale italiana è l’ultima a essere stata griffata dallo sponsor tecnico, perché fino al 2002 con Kappa, nessun marchio commerciale era mai apparso sulla divisa azzurra.

Fonte: Il Sole 24 Ore