Nuova economia e nuove imprese richiedono una nuova formazione manageriale

Come ormai evidente, la nuova economia è sempre più caratterizzata dai seguenti concetti: incertezza, tecnologia, intelligenza artificiale, sicurezza sanitaria (e non), innovazione, creatività, robotica, algoritmi, sostenibilità ambientale, big data, global value chains, riorganizzazioni societarie, ma anche global finance, multiculturalità, resilienza, flessibilità strategico-organizzativa, talent attraction, solo per citarne alcuni. Ciò pone alle imprese sfide nuove e di conseguenza la necessità di reclutare manager diversi dal passato, formati in modo completamente nuovo.

Oggi i problemi non sono più di quantità, ma di qualità. L’unica soluzione nell’economia dell’interdipendenza, dell’incertezza, della vulnerabilità sta anzitutto nella flessibilità delle menti presenti nell’impresa. La performance superiore di un business parte sempre dalla qualità e dalla “flessibilità” delle menti delle persone che effettuano le analisi e definiscono i conseguenti scenari e comportamenti di breve e di medio-lungo periodo. Analisi mentalmente strette portano sempre a rappresentazioni e comportamenti altrettanto stretti. Da qui quindi la necessità di migliorare i processi di talent attraction per portare in azienda talenti con menti aperte, logicamente ordinate e capaci di creare collegamenti e mappe causali della realtà sempre più attendibili.

Loading…

La tecnologia e il data analysis sono chiaramente a supporto. Le imprese necessitano di disporre di persone sempre più capaci di muoversi nella complessità, di semplificare e scomporre logicamente i problemi e le soluzioni, ragionando al di là degli schemi più tradizionali e quindi comuni.Tutto ciò richiede anche di creare in azienda ambienti organizzativi in grado di stimolare continuamente l’informazione, l’apprendimento, il ragionamento, il knowledge sharing, la ricerca, la lettura congiunta dei fenomeni e la discussione interpretativa e logica sugli stessi.

Sarà infatti sempre meno possibile ragionare e operare in base a un unico scenario strategico; occorrerà invece ragionare contemporaneamente su più opzioni strategiche interdipendenti composte da parti invarianti e moduli continuamente in evoluzione e adattamento.

Nei prossimi anni la differenza tra le imprese starà sempre più nell’innovazione e nella conoscenza e nell’interpretazione a “360 gradi” dei fenomeni, anziché da una sola prospettiva. I manager del futuro dovranno essere incubatori e promotori di innovazione, con spiccate capacità di realizzarla in modo veloce, efficiente ed efficace; devono essere preparati a raccogliere continuamente sfide nuove e devono avere valori forti; devono vedere le opportunità prima degli altri e meglio degli altri, mostrando una superiore “learning agility”, “people agility”, “results agility”, “mental” e “change agility”.

Fonte: Il Sole 24 Ore