Oltre le uova, le preziose sorprese dei gioielli Fabergé

Gli oltre 200 oggetti nella mostra londinese illustrano la versatilità e varietà della sua produzione, da portasigarette a statue, da orologi a diademi, da tagliacarte a miniature smaltate.Tutti conoscono Carl Fabergé, ma la mostra ha il grande pregio di puntare i riflettori sul suo laboratorio, che dava lavoro a oltre 500 persone, e sui suoi collaboratori più importanti. Si scopre il ruolo cruciale del maestro orafo Henrik Wigstrom e della designer Alma Pihl, raro caso di una donna al vertice in un settore dominato dagli uomini.

La Pihl era così stimata che le venivano affidati gli incarichi più importanti per la famiglia imperiale russa. Una delle sue creazioni, ad esempio, è lo squisito “Uovo invernale” del 1913, regalo di Pasqua dell’imperatore Nicola II a sua madre, in cristallo di rocca trasparente inciso con delicati cristalli di ghiaccio in platino e diamanti, con al suo interno la sorpresa di un cesto di anemoni, simbolo della promessa del disgelo e della primavera. La sala finale della mostra è l’atteso coup de théâtre: le teche contengono ben 15 delle celeberrime uova imperiali di Fabergé, alcune delle quali non erano mai uscite dalla Russia. Tristram Hunt, direttore del V&A, ha voluto ringraziare le autorità russe per la loro «incredibile generosità».

Impossibile descrivere l’intricata bellezza e incredibile creatività di queste uova, veri e propri messaggi in codice con tesori nascosti all’interno. L’uovo del 1908 ha i ritratti dei cinque figli dello Zar e come sorpresa un modellino del palazzo imperiale. L’uovo del tricentenario, con i ritratti in miniatura dei 18 Romanov, era stato creato per celebrare i 300 anni della dinastia nel 1913, pochi anni prima che fosse spazzata via dalla storia.

Il mondo incantato di Fabergé e dei suoi patroni crollò con lo scoppio della prima guerra mondiale. Il gioielliere mise da parte oro, platino, diamanti e zaffiri e iniziò a usare acciaio, rame e ottone per granate a mano. In mostra c’è anche una granata a mano “creata” da lui e una delle ultime uova create per la famiglia imperiale nel 1915, che mostra la Zarina e le figlie vestite da crocerossine. Nel 1917 chiuse il negozio di Londra e l’anno dopo i bolscevichi chiusero la sede russa, confiscando i gioielli per finanziare la rivoluzione. Il 17 luglio 1918 lo Zar, la Zarina e i figli furono giustiziati. Fabergé fuggì in Svizzera, dove morì in esilio nel 1920, con il cuore a pezzi. «La vita non è vita se non posso lavorare», scrisse. Le sue creazioni, preziose, delicate e fragili, hanno sfidato il tempo e la storia.

Fabergé in London: Romance to Revolution. Dal 20 novembre 2021 all’8 maggio 2022. Victoria & Albert Museum, Londra. www.vam.ac.uk

Fonte: Il Sole 24 Ore