Per oltre metà degli italiani la sanità deve essere una priorità più di lavoro ed energia

Il Covid ha lasciato il segno tra gli italiani che al contrario di politici e Governo hanno capito quanto conti la salute e dunque come sia importante investire di più dopo lo tsunami della pandemia. Tanto che più di un italiano su due oggi mette la Sanità davanti a lavoro ed energia tra le priorità che dovrebbe seguire il Governo. Non solo: un italiano su tre crede che l’articolo 32 della Costituzione, che sancisce la salute come diritto fondamentale dell’individuo, non sia oggi pienamente rispettato e per otto su dieci lo Stato dovrebbe investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica.

Salute snobbata da politici e media, priorità per gli italiani

A sondare gli umori degli italiani è un sondaggio condotto da Ipsos e presentato a Roma nel corso della quinta edizione dell’«Inventing for Life Health Summit», quest’anno dedicato al tema «Investing for Life: la salute conta», organizzato da Msd Italia per esplorare gli argomenti chiave delle politiche sanitarie in Italia. Come detto il riconoscimento del valore strategico della salute sembra esser sceso di importanza nell’agenda politica del Paese, così come la copertura mediatica dedicata ai temi sanitari, passata dall’80% dei primi mesi del 2020 (dati Agcom) a una quota assolutamente residuale ai nostri giorni. Ma per gli italiani non è così, almeno in base a questa indagine, con il 55% appunto che chiede di investire in Sanità più che sul Lavoro (48%) o il caro bollette (47%). Molto distante la transizione ecologica (priorità per il 18%), l’istruzione (12%) e la digitalizzazione (4%). L’anno precedente – prima dello scoppio dell’emergenza energia – la situazione delle priorità era invertita e cioè prima il Lavoro (59%) seguita da Sanità-salute (52 per cento)

Le criticità e gli interventi prioritari per rilanciare la Sanità

Se nel 2021 una delle tre priorità era l’assistenza domiciliare (preferibile a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid), ad oggi è di maggior rilievo l’assistenza ospedaliera. Rimangono invece in cima alla classifica delle priorità la prevenzione e il Pronto Soccorso. Tra le principali criticità segnalate dagli italiani ci sono i tempi di attesa per accedere agli esami diagnostici necessari per ricevere una prima visita e una visita di follow-up. Non ci sono particolari variazioni per quanto riguarda gli screening ritenuti prioritari dagli italiani: l’area dell’oncologia rimane la più urgente, soprattutto al Nord Ovest e tra le donne. Circa due italiani su cinque ritengono poi che l’Italia spenda in sanità pubblica meno rispetto al resto d’Europa, nonostante per il 76% essa debba essere una priorità strategica per il Paese, soprattutto per le donne e per gli over 35.Solo il 16% della popolazione riconosce una valutazione molto positiva al sistema sanitario nazionale, e solo il 24% al sistema sanitario della regione di appartenenza. Dati in calo rispetto al 2021. Metà della popolazione, soprattutto al Nord, concorda infine sulla necessità di potenziare il sistema sanitario pubblico e il 29% si aspetta che il nuovo Governo intervenga proprio a favore della sanità pubblica rispetto a quella privata. Vi è tuttavia una buona parte della popolazione (29%) che teme non vi sarà cambiamento alcuno.

Serve un ecosistema favorevole all’innovazione

Di fronte a questi numeri del sondaggio non sono mancati i temi sul tavolo: quali sono le priorità e le aspettative dei cittadini italiani nei confronti della sanità e della salute in generale? Ricerca e innovazione sono davvero percepite come un volano strategico per lo sviluppo economico, industriale e sociale del nostro Paese? Quale ruolo possono avere, in tal senso, le partnership pubblico-privato? E, soprattutto, ha ancora senso parlare di spesa o, più correttamente, di investimento in sanità e salute? «Un solo virus – ha esordito Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia – è stato in grado di mettere in ginocchio le economie mondiali; se oggi viviamo una fase di nuova normalità è anche grazie allo straordinario impegno della Ricerca e Sviluppo delle aziende farmaceutiche – unitamente a virtuose partnership pubblico-privato che occorrerebbe mantenere e consolidare per una governance della salute sempre più resiliente, inclusiva e sostenibile. Un impegno che richiede un ecosistema istituzionale, regolatorio ed economico che finalmente guardi con favore all’Innovazione, come fattore generatore di valore, come un investimento per il Paese anziché una mera spesa corrente». Nel mirino le misure sul payback che hanno fatto pagare finora oltre 7 miliardi alle industrie farmaceutiche per lo sfondamento dei tetti di spesa.

Fonte: Il Sole 24 Ore