Pnrr, per gli investimenti scatta la tagliola delle clausole green

Nei documenti tecnici si scrive Dnsh ed è l’acronimo che rischia di fare impazzire le amministrazioni che devono gestire i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le imprese che si candidano a riceverli. Significa “do no significant harm”, cioè non arrecare un danno significativo all’ambiente.

La Guida operativa

Il governo ha pubblicato la Guida operativa, di ben 300 pagine, che dovrebbe aiutare i soggetti attuatori e le aziende interessate a orientarsi in un labirinto di vincoli e documentazioni che discende dal Regolamento europeo 2020/852 sugli obiettivi climatici e ambientali. Il rispetto della clausola Dnsh riguarda direttamente oltre 150 interventi del piano, in 80 casi nella formulazione base cioè non procurare danni agli obiettivi della transizione digitale. Per 70 tra investimenti e riforme però si va oltre, si prevede cioè un «contributo sostanziale» al raggiungimento di quegli obiettivi e, di conseguenza, devono essere applicati elementi di verifica più stretti. Alcuni esempi consentono di capire meglio la complessità della clausola Dnsh.

Per 18 settori incentivi 4.0 solo con le risorse nazionali

Diciotto settori industriali sono esclusi a priori dagli incentivi del piano Transizione 4.0 finanziati con le risorse europee del Pnrr. Per loro bisognerà ricorrere al Fondo complementare nazionale. Un’ulteriore esclusione riguarda, al di là di Transizione 4.0, tutti gli incentivi e i finanziamenti che riguardano le attività legate ai combustibili fossili, come estrazione di carbone, petrolio greggio e di gas naturale, o il trattamento e lo smaltimento di rifiuti. In generale, per il finanziamento delle Pmi, delle piccole imprese a media capitalizzazione e per gli investimenti fino a 10 milioni verrà applicata una forma semplificata di verifica della sostenibilità ma per gli interventi di taglia maggiore scatteranno regole di compatibilità ambientale più articolate, che oggi valgono per il Fondo InvestEU.

Le novità rispetto alle regole vigenti

Per diversi interventi l’applicazione del Dnsh comporta elementi di novità rispetto alla normativa vigente. Ad esempio, per le costruzioni, la domanda di energia primaria negli edifici finanziati deve essere inferiore del 20% alla domanda di energia primaria risultante dai requisiti Nzeb (“edificio a energia quasi zero”). Per l’acquisto di forniture ed attrezzature elettriche ed elettroniche utilizzate nel settore sanitario è una novità l’obbligo di avere come base l’Eu Green Public Procurement così come per i data center sono un inedito diverse certificazioni relative alle prestazioni energetiche.

La Guida, che si rivolge prettamente ai soggetti attuatori, precisa anche che in caso di procedimenti preliminari per le autorizzazioni ambientali – ad esempio Via, Vas o Aia – dovrà essere cura dell’impresa proponente tenere conto dei vincoli Dnsh.

Fonte: Il Sole 24 Ore