Pomodoro da industria, il costo dei noli mina i margini dell’export

L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro fresco destinato alle conserve. Nel 2021, sono state prodotte e trasformate più di sei milioni di tonnellate di pomodoro (+17% di produzione) che corrispondono al 16% della produzione mondiale e al 52% di quella europea.
Il fatturato industriale di questa filiera ammonta a circa 3,7 miliardi di euro, di cui 1,9 provengono dalle esportazioni. L’Italia si conferma inoltre il primo paese produttore di conserve di pomodoro destinate direttamente al consumatore finale e il 60% di quanto lavorato in Italia viene esportato.

È la fotografia scattata da Ismea nell’ultimo report dedicato al pomodoro da industria.Si tratta di dati che, in un contesto internazionale stabile in termini di offerta, rafforza la posizione dell’Italia di leader mondiale nella produzione di derivati del pomodoro destinati direttamente ai consumatori.

«La maggiore quantità di pomodoro fresco raccolta in Italia – nota Ismea – è ascrivibile all’aumento della superficie investita e al miglioramento della resa media. In entrambi i bacini produttivi, la campagna 2021 è stata molto positiva sia in termini di quantitativi raccolti sia per l’eccellente qualità del pomodoro fresco che ha determinato delle buone rese anche nella fase di trasformazione».

Nel 2021, la resa media nazionale si è attestata a 850 quintali di pomodoro fresco per ettaro coltivato, in aumento sia rispetto al 2020 (+8%) sia rispetto al dato medio del triennio precedente (+11%). Le rese sono state particolarmente alte sia al Nord, che con 800 quintali per ettaro segna un record per quest’area, sia al Centro-Sud, dove sono stati superati i 910 quintali per ettaro, risultato che rappresenta il miglior dato degli ultimi dieci anni, secondo soltanto ai 934 quintali per ettaro del 2017.

L’incremento della produzione agricola ha permesso alla imprese di rimpolpare le scorte dopo il totale azzeramento del prodotto in magazzino in seguito all’emergenza sanitaria Covid. Dopo due campagne difficili, caratterizzate dalla carenza di pomodoro fresco e dopo l’accelerazione dei consumi di conserve innescata dal lockdown e dalle misure restrittive anti-Covid, l’intero comparto necessitava di una campagna positiva come quella del 2021, che però è stata «tutt’altro che semplice e ha avuto un’evoluzione molto travagliata per diversi motivi»: a metà luglio – spiega Ismea – le alluvioni e le grandinate avevano fatto danni alle piante e ai frutti in fase di sviluppo. A questi eventi meteorici eccezionali hanno fatto seguito le altissime temperature dell’ultima decade di luglio e della prima parte di agosto che hanno arrecato ulteriori danni. In fase di raccolta, ai problemi climatici si sono aggiunti quelli logistici, dovuti alla crisi dell’autotrasporto, che hanno rallentato e ostacolato il trasferimento del prodotto fresco ai centri di trasformazione che, in diversi casi, sono distanti anche qualche centinaio di chilometri».

Fonte: Il Sole 24 Ore