Quando le ganasce fiscali restano anche se si paga la cartella esattoriale (e si rischia la multa)

Si fa presto a dire che è tutto automatico, grazie alla digitalizzazione. Se la si sfrutta fino in fondo, si rischia anche di ritrovarsi con la patente revocata, il veicolo confiscato e una supermulta da pagare. Può succedere a chi incappa nelle “ganasce fiscali” (cioè il fermo amministrativo del mezzo, apposto dagli agenti della riscossione quando non si paga una cartella esattoriale), salda finalmente il debito ma poi – confidando nel fatto che è tutto automatico – non verifica che il fermo sia stato cancellato.

Il rischio c’è per le cancellazioni disposte dal 1° gennaio 2020, che devono essere automatiche. Per quelle precedenti, la procedura era fastidiosa ma a prova di errore: una volta pagato il dovuto, era necessario recarsi al Pra (Pubblico registro automobilistico) a far cancellare il fermo.

Ora provvede il riscossore stesso. Ma non sempre ciò accade subito, per cui chi circola credendo di essere in regola e viene sottoposto a un controllo potrebbe andare incontro alle stesse pesanti sanzioni previste per chi deve ancora saldare il debito.

Il rebus sanzioni

Fino alla fine del 2018, l’articolo 214, comma 8 del Codice della strada non distingueva né tra queste due situazioni né tra il fermo amministrativo che deriva da infrazioni al Codice stesso e quello che nasce da cartelle esattoriali non pagate (noto anche con la definizione impropria di fermo “fiscale”). Così la norma faceva scattare in tutte le ipotesi la revoca della patente, la sottrazione del veicolo (che passa in proprietà alla depositeria cui il mezzo è poi affidato in custodia) e una sanzione amministrativa da 1.984 a 7.937 euro.

Il Dl 113/2018 ha riformulato l’articolo 214. Non chiarisce esplicitamente che queste sanzioni si riferiscono solo al fermo “non fiscale”, ma lo fa pensare. Tanto che il 21 gennaio 2019 il ministero dell’Interno, in una circolare dedicata alla norma, ha di fatto ritenuto che per il caso della circolazione con ganasce fiscali non ci sia più alcuna sanzione.

Fonte: Il Sole 24 Ore