Quattro luoghi per un binomio perfetto tra tè e letteratura

Il merito è anche di Charles Dickens e Jane Austen se il tè e la letteratura sono spesso e volentieri serviti insieme. Leggere e bere una tazza di questa bevanda di antiche origini orientali sono gesti complementari, capaci di trasmettere una sensazione di benessere soprattutto se ci si trova in luoghi belli dove gustare quello che appunto l’autore di Grandi Speranze definiva uno scrigno dall’aspetto prezioso contenente dei rametti da immergere nell’acqua calda. Ecco qualche spunto dove il binomio diventa perfetto.

A Roma nei pressi di Trinità dei Monti

Il Darjeeling dal Bengala Occidentale, con gli scones e i tramezzini sulla scalinata di Trinità dei monti. Eccolo un rito in cui cimentarsi. La scalinata di Trinità dei Monti era percorsa più volte durante i loro soggiorni romani dai poeti romantici John Keats e Percy Bysshe Shelley. Fu soprattutto verso la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento che gli inglesi giungevano a Roma eletta a meta pulsante del loro Grand Tour nel nostro paese: sarebbero poi tornati in patria coi taccuini pieni di schizzi e ricordi, e le valigie colme di memorabilia. Qualche abitudine piacevole, però, furono proprio quei viaggiatori anche un po’ eccentrici a portarla qui d’Oltre Manica. Ecco perché prendere un tè da Babingtons che si trova proprio ai piedi della scalinata più celebre di Roma rappresenta un rito: Isabell Cargill e Anna Maria Babington, le due fondatrici, amavano i gatti, la letteratura e appunto le foglioline di Darjeeling fatte arrivare dal Bengala Occidentale. Gli arredi sono in parte ancora quelli originali, autentica è la cortesia del personale che ci tiene molto affinché la degustazione di questa bevanda avvenga in un’atmosfera engish style: ecco, dunque, la teiera e le tazze in porcellana giungere accompagnate dal vassoio di scone dolci e tramezzini salati, il caminetto è acceso e davanti c’è niente meno che la fontana della Barcaccia di Gian Lorenzo Bernini.

A Parigi per una pausa all’Institu du monde

Dalla terrazza dell’Institut du Monde Arabe alla Libreria Shakespeare and Company. Ecco cosa fare a Parigi. La terrazza panoramica dell’Institut du monde arabe regala una vista sul Lungo Senna davvero magnifica. Questo museo dedicato alla cultura islamica disegnato da Jean Nouvel sfoggia un’architettura in cui contemporaneità e tradizione hanno trovato una sintesi estetica ed espressiva assai omogenea. Nel retro del cortile, i mercatini del sabato espongono libri e porcellane, collezioni di farfalle, illustrazioni vintage. All’ultimo piano, il te coi biscotti al miele e sesamo marocchini chiamati chebakia costituisce un appuntamento da non rimandare più nei pomeriggi freddi di gennaio quando il fiume sembra un lingotto di freddo acciaio. Col caldo della bevanda si può camminare ancora un po’ lungo la Senna sino ad arrivare a Notre-dame: la chiesa è convalescente, ma proprio di fronte, al 37 rue de la Bûcherie, si trova la Caffetteria della mitica Libreria Shakespeare and Company, fondata dall’americana Sylvia Beach nel 1919 dove acquistavano, pubblicavano libri e ricevevano protezione Francis Scott Fitzgerald, James Joyce, Julio Cortázar. Perciò nel tavolo accanto a quello dove si prende un tè alla cannella può esserci seduto uno scrittore in erba.

In Puglia, vista mare a Tricase Porto

Un te alla menta al Caffè d’Oltre Mare tra velieri e pescatori guardando il mare di Tricase Sembra di trovarsi in un’isola delle Cicladi, affacciati su di un orizzonte orientale. Al Caffè d’Oltre Mare a Tricase Porto, una manciata di chilometri dal Capo di Leuca, si ha proprio il mare addosso nel senso fisico delle onde che talvolta esagerano spruzzando la terrazza laddove anche in gennaio, i clienti resistono pur di godere la vista del porticciolo di questo borgo marinaro alla moda. Eppure questo caffè gestito interamente da donne di nero vestite è un rifugio per gli amanti del te che hanno la passione dei velieri in legno, dei dipinti di barche risalenti agli inizi del XX secolo ispirate alle navi ormeggiate nel porto del Pireo. Sui tavoli azzurri, dentro stanze dalle pareti a strisce bicolori, tra i libri sui siderali vagabondaggi di Jack London, si legge, beve un te alla menta, si ascolta il mare, dentro una palazzina un po’ moresca tutta rosa: basta poi scendere alcuni gradini per trovarsi sulla spiaggia, visitare l’antica cisterna, chiacchierare o giocare a carte coi pescatori, sbirciare dagli oblò i quadri esposti nelle nicchie dentro le grotte del Porto Museo.

A Courmayeur in compagnia di Moravia

Al Caffè della Posta di Courmayeur per una tazza calda con la fondue di cioccolato in compagnia di Moravia. Al Caffè della Posta Il paiolo della polenta e dei formaggi e gli altri oggetti in rame tipici delle case dei contadini montanari del Monte Bianco sono appesi alle pareti. I tizzoni ardono nel camino, i divani e le poltrone vintage sono comode e accoglienti, il legno delle travi fanno di questo luogo nel centro storico di Courmayeur una nicchia. Sul bancone del bar, le torte al cioccolato e alla crema sono esposte ancora calde, insieme ai tipici torcettini, tegole e fondue di cioccolato senza possibilità alcuna di resistervi: i biscotti del luogo vanno intinti nel tè servito in tazzine di porcellana in questo locale che è stato aperto nel 1911 e da allora accoglie nei pomeriggi d’inverno per incorniciare di racconti le imprese sportive gli sciatori di ritorno dalle piste nel comprensorio del Monte Bianco. Anche Alberto Moravia era attratto dalle foglioline orientali e quindi quale migliore lettura se non uno dei suoi fantastici testi.

Fonte: Il Sole 24 Ore